Mentre si infiamma la corsa per le primarie del Partito Democratico anche il sindaco di Torino sembra applaudire una sfida finalmente aperta. In effetti, nei pochi anni da quando sono state introdotte le primarie non se ne ricordano di così incerte. Secondo un recente sondaggio Swg, ripreso qui da Termometro Politico, Bersani e Renzi si troverebbero testa a testa intorno al 30% (l’esito finale sarebbe condizionato dall’affluenza effettiva). A conclusioni simili giunge Coesis Research, mentre Ipr rileva Bersani al 39%, in vantaggio di 5 punti su Renzi, con Vendola al 18%.
Ma negli anni scorsi come sono andate le primarie? Le prime su scala nazionale risalgono al 2005. Il 16 ottobre, più di 4 milioni di cittadini si recano a scegliere il leader de L’Unione. Il risultato è a scanso di equivoci: il voto incorona Prodi leader della coalizione di centrosinistra con il 74% dei consensi. A Bertinotti (14,7%), Mastella (4,5%), Di Pietro (3,3%) e Pecoraro Scanio (2,2%) non rimangono che le briciole.
Le primarie successive si svolgono 2 anni dopo, stavolta per eleggere il segretario del neonato Partito Democratico. Anche in questa occasione non c’è storia: con il 75% delle preferenze, Walter Veltroni sbaraglia la timida concorrenza di Rosy Bindi (12,8%) e Enrico Letta (11%).
Osteggiato all’interno del partito (una novità, nel centrosinistra) e complice una sconfitta elettorale in Sardegna, Veltroni si dimette dopo appena 16 mesi. Nel 2009, alé: altre primarie. Stavolta però il risultato è meno scontato. La spunta Pierluigi Bersani con il 53% dei voti, sconfiggendo Dario Franceschini (34%), che aveva intanto retto le fila del partito, e Ignazio Marino (12,5%). Sebbene in questo caso Bersani sia favorito, non si può dire che manchino competizione e contendibilità. A sfidarsi sono infatti due correnti interne al partito – i veltroniani incarnati da Franceschini (più tendenti al centro) contro i dalemiani rappresentati da Bersani (più inclinati a sinistra).
Mentre nelle primarie del 2005 e del 2007 non ci fu partita, nel 2009 la sfida è stata più aperta, anche se non incerta come quella attuale. Fassino, “C’eri quasi”!