Lo scandalo “der Batman” nella regione Lazio sta innescando un’accelerazione dei lavori parlamentari sulla legge anti-corruzione. Tuttavia, Di Pietro a Ballarò sostiene che la corruzione è cosa diversa da “fregarsi i soldi dello Stato”, e che dunque il disegno di legge anti-corruzione non migliorerebbe situazioni simili a quelle nel Lazio. Sul piano giuridico Di Pietro ha ragione: la corruzione si verifica nel momento in cui un pubblico ufficiale riceve (o accetta la promessa di) denaro o altre utilità, per sé o per un terzo, per compiere un atto del suo ufficio (art. 318 del codice penale, e simili varianti negli articoli successivi). Nel caso Lazio l’accusa è piuttosto quello di peculato, ovvero il pubblico ufficiale che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria (art. 314 del codice penale). Non è però corretto affermare che la legge anti-corruzione riguarda solo “uno che dà i soldi all’altro” e che quindi il peculato non vi rientrerebbe: il testo approvato alla Camera lo scorso giugno prevedeva anche un aumento della pena per questo genere di reati. Noi, invece, prevediamo un bel “Nì”.
«Cinque milioni di lavoratori stanno ancora aspettando i rinnovi contrattuali»
1 maggio 2025
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