Dopo aver parlato di recidività e del numero dei detenuti comunitari nelle nostre carceri, il ministro Orlando, nella stessa intervista, tocca il tema dell’abolizione della Fini-Giovanardi e i cambiamenti che ne sono derivati. Grazie alla sentenza della Corte Costituzionale, infatti, essa mira certamente a cambiare la realtà della carceri italiane.
Tuttavia, nel citare i numeri, Orlando pare sottostimare leggermente la realtà dei fatti, sottolineando che un terzo dei detenuti è in carcere per reati legati alla droga (il 33,33%). A fine 2013 i detenuti presenti nelle carceri italiane erano 62.536, di questi 24.273 per crimini connessi alla droga, ben il 38,81% del totale.
Il dato è molto significativo se si considera che la Fini-Giovanardi è, ad oggi, la seconda causa principale di detenzione dopo i reati contro il patrimonio (54,3%).
Va puntualizzato, inoltre, che un detenuto può rientrare in più di una categoria e per questo la somma delle singole categorie risulta essere maggiore del totale dei detenuti. Nel caso della dichiarazione del ministro, si sta prendendo in considerazione la percentuale di detenuti che ha tra le condanne almeno una riguardante la droga e considerando che non stiamo addizionando la categoria ad altre, il dato sui detenuti per reati legati alla droga non varia.
Entrando nello specifico del numero delle persone detenute per spaccio di droghe leggere (art.73 della Fini-Giovanardi), dal IV Libro Bianco sulla Fini-Giovanardi apprendiamo che nel 2012 – ultimo dato visionato – ben il 32% del totale dei carcerati era detenuto per reato connesso all’art.73, ossia 20.465 persone tra le 26.160 in stato di detenzione per droga quell’anno.
Orlando si dimostra puntuale nella sua affermazione e questo gli vale un “Vero” da Pagella Politica.