Enrico Letta affronta uno dei temi “bandiera” del suo governo, la disoccupazione giovanile, che, per definizione, racchiude la fascia di giovani disoccupati dai 15 ai 24 anni. Per poter verificare in maniera accurata la dichiarazione del Presidente del Consiglio, dobbiamo però ricordare un elemento cruciale: il tasso di disoccupazione, come informa anche Eurostat, è definito come il rapporto tra i disoccupati e le forze di lavoro (ovvero gli “attivi”, i quali comprendono gli occupati e i disoccupati). Se un giovane è studente e non cerca attivamente un lavoro non è considerato quindi tra le forze di lavoro, ma tra gli “inattivi”.
Detto questo, vediamo se quanto osservato da Letta è corretto. Nel maggio 2013, meno di un mese prima del rilascio della dichiarazione del Presidente del Consiglio, la percentuale dei giovani disoccupati europei raggiungeva il 23.1% (vedi pagina 3). Prendendo in considerazione quanto detto prima sulla definizione del tasso di disoccupazione, vediamo quindi che Letta sbaglia nell’affermare che “un giovane su quattro è disoccupato”, perché la percentuale dei disoccupati non è calcolata sul numero totale di giovani europei, bensì sul rapporto tra i disoccupati e gli “attivi”. Se consideriamo infatti il totale della popolazione giovane europea, che ammonta a circa 53 milioni, e il numero di disoccupati a maggio 2013, la percentuale di disoccupati sulla popolazione giovane risulta essere di circa 10.4%, quindi un decimo e non un quarto dei giovani europei.
Vediamo però se Letta ha ragione nel constatare che in alcuni Stati membri la soglia di disoccupazione supera il 50%. Effettivamente, in alcuni Paesi come Spagna e Grecia, per esempio, la percentuale supera il 50%. In Spagna, la disoccupazione giovanile colpisce il 56.5% dei giovani, mentre in Grecia la percentuale sale al 59.2%. Meno del 50%, ma sempre notevole, è la percentuale portoghese, che raggiunge il 42.1%, poco più alta dell’Italia, la quale raggiunge una percentuale di disoccupazione giovanile pari al 38.5% (vedi tabella Eurostat).
Letta sbaglia nell’affermare che un quarto dei giovani europei è disoccupato, ma si dimostra più preparato per quanto riguarda le percentuali specifiche agli altri Stati membri: “Nì”.