Sarà vero, come sostiene Renzi, che il premio Nobel per la pace Barack Obama ha ridotto le spese militari degli Stati Uniti?
Guardiamo ai dati del Sipri, lo Stockholm International Peace Research Institute, vera autorità in materia. Per un chiarimento di cosa si intenda per spese militari, rimandiamo alla definizione del Sipri. Come possiamo vedere nel grafico sotto, la spesa militare degli Stati Uniti (a prezzi costanti del 2011) è andata aumentando durante il secondo mandato di Bush (2005 – 2008), fino a raggiungere i 649 miliardi di dollari. Nel 2009, con l’insediamento di Obama alla Casa Bianca, la spesa è aumentata a 701 miliardi, per poi salire a 720 miliardi nel 2010. Tuttavia, a partire dal 2011 c’è stata una leggera inversione di tendenza. Alla fine del primo mandato di Obama la spesa militare si attestava a circa 669 miliardi. In termini assoluti, una riduzione c’è dunque stata. In percentuale del Pil? I dati Sipri mostrano che gli USA nel 2009 spendevano il 4,8 % del Pil (in aumento rispetto al 4% degli ultimi anni della presidenza Bush), salvo poi diminuire gradualmente fino a raggiungere il 4,4% del Pil nel 2012.
I dati Sipri si interrompono al 2012, per cui dobbiamo ricorrere ad altre fonti per verificare gli anni successivi, come questo rapporto a cura del servizio di ricerca del Congresso. I dati riportati dal Dipartimento della Difesa americano mostrano un bilancio del 2013 di circa 615 miliardi, dunque in ulteriore calo. Guardando agli sviluppi più recenti, a inizio marzo Obama ha presentato la proposta di bilancio per il 2015. Come mostra questa infografica, in materia di difesa la proposta prevede di ridurre il personale militare e puntare maggiormente sulla tecnologia. Quanto alle cifre proposte, il bilancio della difesa per il 2015 ammonterebbe a circa 495,6 miliardi di dollari, al netto della spesa per le Overseas Contingency Operations (Afghanistan e Iraq, essenzialmente). Rispetto alla spesa dell’anno precedente si tratta di un calo di appena lo 0,1%.
Se dunque un calo della spesa militare a partire dal 2011 c’è stato, rimane da capire se il merito è di Obama. Sul punto ha indagato il sito di fact-checking americano PolitiFact, che ha verificato l’affermazione del Segretario alla Difesa, Chuck Hagel, secondo cui il responsabile dei tagli sarebbe il Congresso, e non il Presidente. Il Congresso americano e la Casa Bianca hanno varato il Budget Control Act nel 2011 per risolvere la crisi del tetto del debito. Il Budget Control Act prevedeva tagli per 1200 miliardi di dollari e istituiva un super-comitato incaricato di individuare altri 1200 miliardi da tagliare entro il 23 novembre 2011. Fallito il tentativo del super-comitato, il Budget Control Act prevedeva l’applicazione di tagli lineari a partire dal 2013. In materia di difesa, un accordo bipartisan controfirmato da Obama a fine 2013 stabiliva un tetto di 496 miliardi di dollari al budget di difesa. La proposta di bilancio di Obama per il 2015 si allinea dunque al tetto, ma prevede anche fondi ulteriori per il Pentagono sotto altre voci, per altri 82 miliardi di dollari.
PolitiFact conclude che le proposte di Obama mostrano che il suo livello di spesa ideale per la difesa è superiore al tetto imposto dai tagli. Tuttavia, dal 2011, le proposte di spesa per la difesa sono diminuite leggermente. Obama ha dunque firmato i tagli al bilancio militare approvati dal Congresso, ma allo stesso tempo propone livelli di spesa superiori al tetto previsto, mostrando di non sostenere del tutto gli accordi che egli stesso ha firmato. Tuttavia, occorre anche ricordare, come sottolinea il Washington Post, che una parte della riduzione della spesa si può attribuire al disimpegno americano in Iraq e Afghanistan voluto da Obama.
Dal 2011 la spesa militare è dunque in calo e si attesta a livelli più bassi che non all’inizio del primo mandato di Barack Obama. Tuttavia, che questo sia merito del Presidente è discutibile: “C’eri quasi” per Renzi.