Beppe Grillo si scalda sui dati relativi alla povertà durante il suo atteso discorso di fine anno, ma fa un po’ di confusione.
Secondo il rapporto Istat “Reddito e condizioni di vita”, pubblicato un paio di settimane fa, “nel 2012 il 29,9% delle persone residenti in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale”. Non si tratterebbe dunque di 30 milioni di persone a rischio, ma del 30% della popolazione, ovvero circa 18 milioni di persone. Tale dato viene calcolato sulla base di un indicatore europeo che combina il rischio di povertà, la severa deprivazione materiale e la bassa intensità di lavoro. Questo indice è diverso dalle soglie di povertà assoluta e relativa elaborate dall’Istat e che sono invece riferite alla spesa mensile delle famiglie. Come abbiamo già osservato, le persone in povertà relativa sono 9 milioni 563 mila (pari al 15,8% della popolazione), e quelle in povertà assoluta 4 milioni 814 mila (l’8% della popolazione).
La tabella Istat sottostante rivela che, quanto al rischio di povertà o esclusione sociale, l’Italia supera la media europea di 5 punti percentuali: fanno peggio soltanto Bulgaria (49,3%), Romania (41,7%), Lettonia (36,6%), Grecia (34,6%), Lituania (32,5%), Ungheria (32,4%) e Croazia (32,3%).
L’Istat fotografa una situazione certamente drammatica ma Grillo confonde i dati, facendone emergere un quadro ben peggiore di quello attuale. Se fosse vero che 30 milioni di persone – circa il 50% della popolazione – si trovano a rischio di povertà l’Italia sarebbe il Paese europeo messo peggio: “Pinocchio andante”.