Nel pieno della campagna per le primarie del centrosinistra, Nichi Vendola insiste su due dei suoi temi preferiti, l’ambiente e la sanità, nonché sulla controversa situazione dell’Ilva di Taranto. Avrà ragione il leader di Sel?
La legge anti-diossina a cui Vendola si riferisce è la legge regionale n. 44 (“Norme a tutela della salute, dell’ambiente e del territorio: limiti alle emissioni in atmosfera di policlorodibenzodiossina e policlorodibenzofurani”) deliberata dalla giunta pugliese nel dicembre del 2008. Si tratta della prima legge in materia sul territorio nazionale e deve la sua nascita alla triste situazione della Puglia, dove si riscontra circa il 90% della diossina rilevata nel territorio nazionale, con più elevate concetrazioni soprattutto nella zona dell’Ilva di Taranto (per dati regionali si veda qui sotto la voce policlorodibenzodiossina, per maggiori dettagli, invece, sulla legge e sull’Ilva, consigliamo questo articolo).
L’iter per l’approvazione della legge fu piuttosto controverso e si caratterizzò, come giustamente ricorda il segretario di Sel, per un rapporto difficile con il governo Berlusconi e con il ministro dell’ambiente di allora, Stefania Prestigiacomo. Il dibattito tra le due parti è ben documentato da Repubblica che riporta nei suoi archivi una lunga serie di articoli sui botta e riposta tra la regione e il ministro. Il problema? Secondo la Prestigiacomo l’approvazione della legge avrebbe comportato la chiusura dell’Ilva in quattro mesi, perché l’azienda non avrebbe potuto far fronte ai nuovi limiti ambientali imposti. Posizione ribadita dal centro-destra pugliese che aveva votato contro la legge e dal ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, che aveva dichiarato che nonostante il governo avesse infine deciso di non procedere con il ricorso presso la Corte costituzionale, la legge era “inefficace”…. Un giudizio completamente opposto a quello di “eccellenza nazionale”, dato, secondo Vendola, dall’attuale ministro della Salute, Renato Balduzzi.
Quest’ultimo torna recentemente sulla questione di Taranto e della sua difficile situazione alla presentazione, tenutasi il 22 ottobre nella stessa città pugliese, dei risultati del progetto SENTIERI (Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento), i quali ribadiscono la necessità che “l’Italia adotti Taranto, [il cui] quadro sanitario e ambientale è critico“. Ma qual è il giudizio sull’operato di Vendola?
In realtà la dichiarazione è un po’ confusa, soprattutto alla luce del fatto che non è ancora possibile rinvenire online l’intervento integrale del ministro. L’unica affermazione rinvenuta sul web riguarda la proposta avanzata dal ministro al tavolo istituzionale per l’AIA (Autorizzazione Integrale Ambientale) per l’Ilva, e ribadita durante il seminario, di integrare alla valutazione dei danni ambientali, anche quella per il danno sanitario. In questo è la legge regionale della Puglia sul danno sanitario, approvata nel 2012 sempre dalla giunta di Vendola, a dare un aiuto prezioso al governo perché, secondo le parole di Balduzzi, ha dato fondamento giuridico a quest’impostazione. Una legge senza dubbio importante, quindi, supportata fortemente anche dal ministro Clini, ma che se tocca in ogni caso anche l’Ilva di Taranto, non è la stessa legge anti-diossina ostacolata dal governo Berlusconi e dalla Prestigiacomo nel 2008, e qui citata da Vendola.
Ovviamente, in mancanza della possibilità di ascoltare integralmente l’intervento del ministro, lasciamo il beneficio del dubbio a Nichi, che si porta a casa un Nì.