Grillo all’attacco durante una giornata difficile, quella che ha portato il parlamento ad adottare una “soluzione di continuità” e eleggere nuovamente Giorgio Napolitano Presidente della Repubblica.



Questa decisione non è stata condivisa dai parlamentari a 5 stelle che hanno continuato a sostenere la candidatura di Stefano Rodotà fino all’ultima votazione. Grillo in primis ha denunciato l’elezione di Napolitano in maniera dura, parlando addirittura di “golpettino”, a sottolineare l’estraneità del M5S all’accordo tra destra e sinistra.



Grillo ha ragione a sottolineare che è la prima volta che in Italia si verifica la rielezione di un PdR dopo i primi sette anni di mandato. Tale dichiarazione è facilmente verificabile spulciando l’elenco dei Presidenti emeriti. Tuttavia, non è ben chiaro cosa intenda Grillo quando dice “non c’è scritto manco nella Costituzione” anche se dal contesto sembra che si riferisca al fatto che la Costituzione non parla di rielezione. In effetti l‘articolo 85, in cui si parla dell’elezione del PdR, non impone nessun tipo di restrizione al numero di mandati del PdR, lasciando così aperta la porta della rielezione. Che poi la motivazione sia quella sostenuta da Grillo (“nessuno poteva prevedere, nessuno avrebbe da buon senso raddoppiato un settennato”) è difficile a dirsi, e sicuramente discutibile. Di certo si tratta di una novità: Carlo Azeglio Ciampi, a cui era stato chiesto nel 2006 di continuare la propria attività con un secondo mandato, aveva declinato l’offerta in un comunicato stampa, parlando di una sorta di consuetudine del sistema italiano di non rieleggere i PdR. Lo stesso Napolitano, in precedenza, si era mostrato freddo rispetto all’ipotesi di un secondo mandato, sostenendo che non si sarebbe ricandidato nel 2013.



Grillo si sofferma, inoltre, sulla lunghezza di un doppio mandato, che porterebbe Napolitano ad essere inquilino del Colle per ben 14 anni – periodo che, sempre secondo il leader pentastellato, non è stato superato neanche da Chavez. In realtà quest’ultimo è stato Presidente esattamente per 14 anni, tanto che l’Economist parla di una “14 year rule”. Hugo Chavez vinse le elezioni nel dicembre 1998, e tenne il discorso di insediamento ufficiale il 2 febbraio 1999. La cerimonia di insediamento della quarta rielezione (vinta nel 2012) si sarebbe dovuta tenere ad inizio 2013 ma fu rimandata a causa della malattia che lo portò alla morte poco dopo, il 5 marzo 2013. Di fatto Chavez è morto durante il mandato da Presidente, che è quindi durato 14 anni.



In generale, è quindi corretta l’affermazione di Grillo sulla unicità di questo avvenimento nella storia italiana, anche se il fatto che non sia stata prevista dalla Costituzione non significa necessariamente che nessuno ci avesse pensato ma, anzi, lascia aperta la possibilità di rielezione. “C’eri quasi”!