Grillo scivola su un buccia di banana: dai risultati delle elezioni del 24 e 25 febbraio emerge chiaramente che il M5S non è il primo partito politico del Paese per numero di voti.
Dalla nostra tabella dei risultati elettorali, elaborata sulla base dei dati forniti dal Ministero dell’Interno e già utilizzata in una precedente analisi, si ricava che alla Camera (Italia, inclusa circoscrizione della Valle d’Aosta + estero) il Partito Democratico ha ottenuto 8.932.615 voti, contro 8.797.902 del M5S; il Pd ha, quindi, racimolato 134.713 voti in più. Anche al Senato il Pd ha superato il M5S: 8.683.690 (8.408.958 in Italia, sempre Valle d’Aosta incluso, e 274.732 all’estero), contro 7.471.671 (7.382.109 in Italia più Valle d’Aosta e 89.562 all’estero).
L’equivoco nasce forse dal fatto che, considerando – si badi bene – la sola circoscrizione Italia della Camera (che non include i voti degli italiani all’estero) il M5S è stato il primo partito, ottenendo 8.702.861 voti, contro 8.644.523 del Pd (una differenza di 58.338 voti). La situazione già cambia se si considera il Senato, dove il Pd ottiene un milione di voti in più, che lo porta a 17 milioni di voti raccolti sul territorio nazionale, contro i soli 16 del M5S.
E’ vero che il conteggio di voti alla Camera è particolarmente importante perché determina l’assegnazione del premio di maggioranza, ma non ci pare un motivo sufficiente affinché si dichiari di essere il “primo partito in Italia”. Il conteggio complessivo, né nel territorio nazionale, né conteggiando i voti all’estero, avvalora questa affermazione e non ci lascia altra scelta che assegnare a Grillo un “Pinocchio andante” sulla scia di quello già data a Roberta Lombardi.
P.S.: segnaliamo che è possibile che la frase “primo partito d’Italia” faccia riferimento al sondaggio Emg/La7 pubblicato sul Fatto Quotidiano il 22 aprile 2013, che vede in testa proprio il M5S. Questo elemento non è comunque suscettibile di modificare né il voto né l’analisi: in primo luogo Grillo non si riferisce a sondaggi, e se anche fosse, troveremmo incauta una dichiarazione non fondata su fatti (l’esito delle urne) ma su rilevazioni che, per loro natura, sono soggette ad errore. Inoltre, il sondaggio parrebbe essere uscito il giorno dopo la conferenza stampa dalla quale è tratta la dichiarazione in esame.