Il 15 dicembre, il deputato leghista Gianluca Cantalamessa ha scritto su Facebook che con il voto di fiducia sul decreto “Ristori”, il governo Conte bis ha totalizzato «quasi 30 fiducie in poco più di un anno». Secondo Cantalamessa, la classifica dei governi «che hanno posto più fiducie su decreti» vedrebbe, in ordine crescente, il governo Renzi, il governo Monti, il governo Conte bis, il governo Gentiloni e il governo Letta, «tutti governi sostenuti dal Partito democratico».
Abbiamo verificato e il deputato della Lega riporta informazioni corrette solo in parte. Cantalamessa ha ragione sul numero di voti di fiducia del governo Conte bis, ma non sul resto. Nella classifica del leghista vengono citati gli esecutivi delle ultime tre legislature, ma mancano proprio i due governi supportati dalla Lega: il governo Berlusconi IV ha fatto ricorso alla fiducia sui decreti più volte del secondo esecutivo di Giuseppe Conte e il primo governo Conte più del governo Letta.
Cantalamessa parla del voto di fiducia solo sui decreti-legge. Per completezza, abbiamo anche confrontato i numeri delle questioni di fiducia in relazione alla totalità dei provvedimenti in ognuno dei governi citati. Infine, abbiamo messo a confronto quante volte è stata richiesta la fiducia dai vari esecutivi in rapporto ai giorni di governo.
Andiamo con ordine, a partire dai decreti-legge.
La classifica dei voti di fiducia sui decreti legge
La prima osservazione da fare è che il Partito democratico ha sostenuto parecchi degli ultimi governi: cinque degli ultimi sette. È quindi abbastanza normale aspettarsi molti governi sostenuti dal Pd nella classifica delle fiducie imposte al parlamento (così come in ogni altra classifica di questo tipo).
Cantalamessa parla nello specifico dei governi «che hanno posto più fiducie sui decreti». Un decreto-legge è un atto avente forza di legge adottato dal governo, secondo la Costituzione, in casi straordinari di necessità e di urgenza. Nella realtà dei fatti, i governi utilizzano questo strumento diffusamente e non solo secondo i criteri dettati dalla Costituzione. Il decreto-legge deve essere convertito in legge dal Parlamento entro 60 giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. Se questo non accade, il decreto decade, ossia non è più in vigore.
Quando il governo “pone la questione di fiducia su una votazione”, significa che il provvedimento all’esame dev’essere votato dalla camera che lo sta esaminando senza ulteriori modifiche. Per questo Cantalamessa parla di «esautorare di fatto il Parlamento dalle sue funzioni». Va detto che il problema dell’abuso dei voti di fiducia è reale (come vedremo dai dati), ma non riguarda una sola parte politica: ha interessato, senza distinzione di colore politico, tutti i governi più recenti.
Teniamo conto qui solo dei voti di fiducia sui provvedimenti legislativi e non, ad esempio, della fiducia che il Parlamento accorda al governo in fase di insediamento (un passaggio obbligatorio).
Vediamo quindi quante volte i governi delle ultime tre legislature hanno posto la questione di fiducia nella fase di approvazione di un decreto-legge in conversione. Partiamo dal governo attuale.
Secondo i dati ufficiali raccolti dal Senato per le due camere, il governo Conte bis ha chiesto la fiducia su un decreto-legge 31 volte (quindi anche più delle «quasi 30 volte» citate da Cantalamessa). Il numero sale a 32, considerando anche il decreto “Ristori” che, come dice il deputato leghista, è stato approvato con la fiducia al Senato il 15 dicembre. Dovrà ora essere esaminato alla Camera.
Il primo governo Conte, di cui faceva parte la Lega, ha posto la fiducia sui decreti 12 volte. Andando a ritroso, il governo Gentiloni l’ha chiesta 17 volte, quello di Matteo Renzi 48 e quello di Enrico Letta solo7. Nella legislatura precedente, sono stati approvati con voto di fiducia 30 decreti-legge durante il governo Monti e 34 durante il quarto governo Berlusconi.
La lista di Cantalamessa è quindi sbagliata perché omette due governi supportati anche dalla Lega nelle ultime tre legislature. La classifica corretta dei governi che hanno posto più volte la questione di fiducia su un decreto segue quest’ordine (Grafico 1): il governo Renzi, il quarto governo Berlusconi, il secondo governo Conte, il governo Monti, il governo Gentiloni, il primo governo Conte e il governo Letta. Al secondo e penultimo posto ci sono dunque governi di cui faceva parte anche la Lega.
Abbiamo verificato e il deputato della Lega riporta informazioni corrette solo in parte. Cantalamessa ha ragione sul numero di voti di fiducia del governo Conte bis, ma non sul resto. Nella classifica del leghista vengono citati gli esecutivi delle ultime tre legislature, ma mancano proprio i due governi supportati dalla Lega: il governo Berlusconi IV ha fatto ricorso alla fiducia sui decreti più volte del secondo esecutivo di Giuseppe Conte e il primo governo Conte più del governo Letta.
Cantalamessa parla del voto di fiducia solo sui decreti-legge. Per completezza, abbiamo anche confrontato i numeri delle questioni di fiducia in relazione alla totalità dei provvedimenti in ognuno dei governi citati. Infine, abbiamo messo a confronto quante volte è stata richiesta la fiducia dai vari esecutivi in rapporto ai giorni di governo.
Andiamo con ordine, a partire dai decreti-legge.
La classifica dei voti di fiducia sui decreti legge
La prima osservazione da fare è che il Partito democratico ha sostenuto parecchi degli ultimi governi: cinque degli ultimi sette. È quindi abbastanza normale aspettarsi molti governi sostenuti dal Pd nella classifica delle fiducie imposte al parlamento (così come in ogni altra classifica di questo tipo).
Cantalamessa parla nello specifico dei governi «che hanno posto più fiducie sui decreti». Un decreto-legge è un atto avente forza di legge adottato dal governo, secondo la Costituzione, in casi straordinari di necessità e di urgenza. Nella realtà dei fatti, i governi utilizzano questo strumento diffusamente e non solo secondo i criteri dettati dalla Costituzione. Il decreto-legge deve essere convertito in legge dal Parlamento entro 60 giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. Se questo non accade, il decreto decade, ossia non è più in vigore.
Quando il governo “pone la questione di fiducia su una votazione”, significa che il provvedimento all’esame dev’essere votato dalla camera che lo sta esaminando senza ulteriori modifiche. Per questo Cantalamessa parla di «esautorare di fatto il Parlamento dalle sue funzioni». Va detto che il problema dell’abuso dei voti di fiducia è reale (come vedremo dai dati), ma non riguarda una sola parte politica: ha interessato, senza distinzione di colore politico, tutti i governi più recenti.
Teniamo conto qui solo dei voti di fiducia sui provvedimenti legislativi e non, ad esempio, della fiducia che il Parlamento accorda al governo in fase di insediamento (un passaggio obbligatorio).
Vediamo quindi quante volte i governi delle ultime tre legislature hanno posto la questione di fiducia nella fase di approvazione di un decreto-legge in conversione. Partiamo dal governo attuale.
Secondo i dati ufficiali raccolti dal Senato per le due camere, il governo Conte bis ha chiesto la fiducia su un decreto-legge 31 volte (quindi anche più delle «quasi 30 volte» citate da Cantalamessa). Il numero sale a 32, considerando anche il decreto “Ristori” che, come dice il deputato leghista, è stato approvato con la fiducia al Senato il 15 dicembre. Dovrà ora essere esaminato alla Camera.
Il primo governo Conte, di cui faceva parte la Lega, ha posto la fiducia sui decreti 12 volte. Andando a ritroso, il governo Gentiloni l’ha chiesta 17 volte, quello di Matteo Renzi 48 e quello di Enrico Letta solo7. Nella legislatura precedente, sono stati approvati con voto di fiducia 30 decreti-legge durante il governo Monti e 34 durante il quarto governo Berlusconi.
La lista di Cantalamessa è quindi sbagliata perché omette due governi supportati anche dalla Lega nelle ultime tre legislature. La classifica corretta dei governi che hanno posto più volte la questione di fiducia su un decreto segue quest’ordine (Grafico 1): il governo Renzi, il quarto governo Berlusconi, il secondo governo Conte, il governo Monti, il governo Gentiloni, il primo governo Conte e il governo Letta. Al secondo e penultimo posto ci sono dunque governi di cui faceva parte anche la Lega.