Non è la prima volta che Cingolani parla della percentuale del «4 per cento». In una conferenza dello scorso 3 marzo, il ministro
aveva detto che «la digitalizzazione è una tecnologia fantastica se usata in modo intelligente ma anch’essa non è gratis energeticamente: si stima produca circa il 4 per cento della CO2 totale, gli aerei fanno il 2 per cento».
Dunque è molto probabile che Cingolani abbia scambiato le emissioni dei social network con quelle del «digitale», come
l’ha chiamato lui stesso nella conferenza del 3 marzo. Ma che cosa si intende per «digitale» e da dove viene il 4 per cento tanto caro al ministro?
La risposta
sta in un rapporto pubblicato a marzo 2019 da
The Shift Project, un think tank francese che
promuove la decarbonizzazione nel mondo. Secondo i calcoli dei ricercatori, la percentuale del «4 per cento» (3,7 per cento, per la precisione)
rappresenta il contributo alle emissioni di un settore parecchio generale: quello delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (
Information and communication technologies, Ict). Come
spiega il rapporto, non esistono stime a livello mondiale basate sull’energia direttamente consumata da prodotti e servizi digitali. Per ottenerle bisogna basarsi su un’ampia serie di assunzioni, da prendere con la dovuta cautela.
Nella categoria Ict
ci entra un po’ di tutto, e i social network non sono neppure citati esplicitamente. Sono stati infatti presi in considerazione le reti di telecomunicazioni, i data center, i computer, gli smartphone e altri prodotti come le televisioni e i sensori del cosiddetto “internet delle cose” (come gli elettrodomestici connessi alla rete internet). Secondo altre stime, il contributo delle tecnologie dell’Ict
si aggirerebbe intorno al 3 per cento delle emissioni di gas serra, o
addirittura meno, intorno all’1,5 per cento. Il punto è sempre quello di valutare quali numeri vengono presi in considerazione e sulla base di quali assunti, un compito da ricercatori.
Come
riporta un approfondimento pubblicato a marzo 2020 dalla
Bbc, esistono alcune stime sulle emissioni dei social. Tra le varie forme di intrattenimento digitale, sembrano essere quelli con il minor impatto ambientale, sebbene l’elevato numero di utenti a livello mondiale non renda trascurabile i loro effetti. Inoltre aziende come Facebook
si sono impegnate a raggiungere entro il 2030 il traguardo delle “emissioni nette zero”, dove le emissioni bilanciano perfettamente la quantità di CO2 rimossa dall’atmosfera.
In generale i dati suggeriscono che negli anni una parte dell’energia consumata dal settore digitale sia in crescita e che questo debba essere preso in considerazione quando si parla delle iniziative da mettere in campo per ridurre l’impatto degli esseri umani sul clima.