Si torna a parlare di Isis (o Daesh, com’è a volte chiamato anche con scopo dispregiativo). Gli ultimi giorni hanno infatti visto una impressionante ondata di attacchi terroristici, ai danni dei turisti in Tunisia, contro i fedeli di una moschea sciita in Kuwait, e in ultimo costando la vita a un imprenditore a Grenoble, Francia – anche se questo ultimo atto è più difficile da ricondurre allo Stato Islamico. Accresciuto nuovamente il timore della minaccia dell’Isis nei confronti della sicurezza globale, il ministro degli Esteri Gentiloni prova a rassicurare l’opinione pubblica citando i successi della coalizione internazionale che opera attualmente in Iraq e in Siria.
Un fenomeno difficile da quantificare
Isis, oltre a condurre la propaganda del fenomeno “islamista” nel panorama mediatico, controlla estesi tratti di territorio a cavallo tra due Paesi sconvolti da anni di tensioni, la Siria e l’Iraq. Tenere traccia delle fortune e delle débacle di questo gruppo sullo scacchiere mediorientale è difficile per varie ragioni. Innanzitutto una grande parte di questi territori è scarsamente abitata e parlare di “controllo” può voler dire semplicemente “libero transito”; per questo è meglio concentrarsi sui centri abitati e le vie di comunicazione che li collegano.
Fortunatamente esistono istituti che provano a tracciare la presenza dell’Isis tenendo conto delle complicazioni sopracitate. Tra questi, l’Institute for the Study of War (Isw), le cui mappe – punto di riferimento per chi studia l’area – sono particolarmente utili se confrontate con l’estensione del territorio controllato da Isis nel periodo attuale (giugno 2015) rispetto al dicembre del 2014.
Le mappe fornite da Isw forniscono tre diversi tipi di informazioni riguardo le azioni di Daesh, contrassegnate da tre diversi colori. In nero possiamo osservare il territorio controllato direttamente dall’organizzazione di Abu Bakr al-Baghdadi, in rosso scuro i territori dove Isis svolge le sue azioni offensive, e in rosso chiaro la aree del cosiddetto “sostegno”, ovvero – secondo Isw -aree dove mancano azioni significative nei confronti di Isis da parte dei suoi nemici, e dove il gruppo è in grado di svolgere azioni di logistica e supporto alle sue campagne militari.
Dove vige la “sharia”
Vi sono stati numerosi cambiamenti tra il dicembre 2014 e il periodo attuale riguardo le dimensioni e la forma dell’area nera, ossia le diramazioni del territorio controllato da Isis.
Partendo dalle sconfitte subite, notiamo come nel nord della Siria, al confine diretto con la Turchia, Isis sembra aver perso molto territorio. E’ il risultato diretto degli scontri tra le milizie di Abu Bakr al-Baghdadi e lo Ypg, la formazione di difesa dei curdo-siriani, che hanno respinto gli attacchi dell’Isis a Kobane e avviato azioni di conquista su tutto il territorio. Tale formazione ha conquistato recentemente la città di Tel Abyad al confine con la Turchia e tagliato una importante linea di rifornimento per il Califfato. Allo stesso modo Isis ha perso il controllo delle città di Tikrit e Baiji, a nord-ovest di Baghdad in Iraq, sottoposte ad un’offensiva da parte dell’esercito regolare iracheno e delle milizie sciite. Su tali sconfitte si è concentrata la comunicazione del Pentagono, quando ad aprile parlava di una riconquista del 25-30% del territorio dell’Isis. Già allora questa affermazione veniva messa in discussione da esperti, i quali facevano notare che il Pentagono non considerava il nuovo territorio conquistato dai jihadisti.
Inoltre da aprile Isis ha preso il controllo di altre aree. Si può infatti notare l’espansione del territorio nero nella zona centrale della Siria, corrispondente alla città di Palmira conquistata a maggio di quest’anno, assieme alla città irachena di Ramadi, a ovest di Baghdad.
La “zona di influenza”
Se dal punto di vista del controllo “diretto” il bilancio rimane quindi sostanzialmente in equilibrio, è evidente un cambiamento e, in alcuni casi, un’estensione dell’area di “supporto” (rosso chiaro). La conquista di Ramadi in Iraq sembra infatti aver accelerato l’influenza di Isis nella regione ad ovest di Baghdad, l’Anbar, così come sembra essersi rafforzata la sua presenza attorno alla regione di Aleppo, nel nord-ovest della Siria.
Il verdetto
E’ estremamente difficile misurare l’estensione del territorio controllato e influenzato da Isis – la situazione sul campo è particolarmente mutevole e soggetta a variazioni quasi quotidiani. L’unica cosa di cui possiamo essere certi al momento è che decretare con sicurezza che Daesh controlli “meno territorio” significa fare una dichiarazione molto azzardata. “Nì”.
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Ringraziamo Eugenio Dacrema dell’Università di Trento per il suo parere su questa analisi