Continuano, in questi giorni di nebbia le analisi sui risultati elettorali. Bersani cerca di uscire dall’angolo facendo notare che un partito ha fatto, se possibile, anche peggio del Pd: la Lega Nord. E i dati gli danno ragione.


Per quanto la vittoria di Maroni in Lombardia nasconda questo dato, la Lega esce dalle urne pesantemente ridimensionata. Bersani sostiene in generale che nella coalizione di centrodestra la Lega sia il partito che ha pagato di più, dimezzando il suo elettorato soprattutto in Veneto e Piemonte. Dai dati disponibili sul sito del Ministero dell’Interno abbiamo elaborato la tabella sotto, che mostra i risultati della Lega e del Pdl a livello nazionale, e quelli della Lega in Veneto e Piemonte.



Dal confronto tra le elezioni del 2008 e quelle del 2013 la Lega effettivamente esce con le ossa rotte. Per dare un quadro più completo, mostriamo sia la differenza in termini di voti presi sia la differenza tra le percentuali ottenute. A livello nazionale, mentre il Pdl perde più del 40% dei voti, la Lega ne perde la metà, come giustamente ha osservato il Segretario del Pd. In Piemonte e in Veneto le cose vanno anche peggio, con più del 60% degli elettori a disertare il Carroccio. Il crollo è particolarmente evidente in Veneto, che pareva una roccaforte inespugnabile. Basti pensare che alla Camera, nella circoscrizione Veneto 1 la Lega era il primo partito alle elezioni del 2008, superando anche il Pdl con quasi un terzo dei consensi. Ora si ritrova quarta, superata da Pdl, M5S, Pd e appena un punto sopra la Scelta Civica di Monti.  


Bersani ha, quindi, perfino sottostimato il risultato elettorale della Lega, che ha sì dimezzato i propri voti a livello nazionale, ma è arrivata a perdere più di sei elettori su dieci in Veneto e Piemonte. Una magra consolazione per il Pd e il suo Segretario, che almeno porta a casa un “Vero”.