Giuliano Pisapia, sindaco di Milano dal 2011, rivendica i risultati raggiunti a Milano relativamente alla raccolta differenziata, e lo fa sottolineando la sempre maggiore partecipazione dei cittadini a rispettare le regole della raccolta dei rifiuti. I dati gli danno ragione.
Il programma del candidato del centrosinistra a Palazzo Marino lo diceva espressamente: “Occorre un salto di qualità nella raccolta differenziata (oggi è un misero 34%)”. Dati Istat* confermano che nel 2011 la raccolta differenziata a Milano si attestava al 36%, come affermato da Pisapia (il programma di allora, invece, avrebbe ottenuto un “C’eri quasi” su questo punto). La situazione era rimasta pressoché invariata nel quinquennio precedente. Nel 2006, infatti, la differenziata era al 35%*, sempre secondo l’Istat. Nel giro di tre anni sembra che si siano registrati notevoli passi avanti.
L’ultimo rapporto di Legambiente sui “Comuni Ricicloni”, pubblicato a luglio, tesse le lodi del capoluogo lombardo. Una delle novità – secondo il rapporto – “è la crescita del Comune di Milano: sfiora nel 2013 il 50 per cento di differenziata […] le grandi città stanno a guardare? Tutte, tranne Milano, che ormai ha superato la soglia del 50 per cento (prima metà del 2014), prima in Italia e seconda in Europa tra le città sopra il milione di abitanti (la prima è Vienna). Il “trucco” di Milano? Una buona e continua informazione (anche multilingue), porta a porta con bidoni condominiali, l’estensione a tre quarti della città della raccolta selettiva del rifiuto umido da cucina (da giugno appena esteso a tutta la città)”.
L’obiettivo del 65% indicato da Pisapia per il 2015 è in realtà previsto dalla legge (richiedeva il raggiungimento di tale soglia nel 2012). In ogni caso, come conclude Legambiente, Milano “è sulla buona strada” e Pisapia guadagna un “Vero”.
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