L’incipit della dichiarazione è senz’altro corretto: correva l’anno 1996 quando l’allora presidente della Camera Luciano Violante, con decreto numero 211, istituiva un comitato di saggi che aveva per scopo la “elaborazione, nell’ambito dei princìpi fondamentali dell’ordinamento amministrativo italiano, di ipotesi di intervento legislativo per prevenire fenomeni di corruzione, tenendo conto delle caratteristiche del sistema delle imprese e delle principali esperienze straniere”. Tale comitato era composto dall’ex ministro per la Funzione Pubblica, Sabino Cassese, e dai cattedratici Luigi Arcidiacono e Alessandro Pizzorno.
Coadiuvati da altri importanti collaboratori, i “saggi” hanno prodotto un rapporto di oltre 70 pagine nel quale, dopo aver analizzato dimensioni, tipologie e cause della corruzione, suggerirono alcuni rimedi per prevenirla. Citiamo alcuni esempi: semplificare le norme vigenti in materia, limitare le spese per la politica e sorteggiare un campione di dipendenti pubblici da sottoporre a verifica patrimoniale.
Questo rapporto avrebbe dovuto fungere da base per la discussione e l’approvazione di leggi miranti alla prevenzione dei fenomeni. Ebbene, lo sforzo dei “saggi” sembra essere stato pressoché vano. Ha quindi ragione Laura Boldrini, nell’affermare che nessuna di queste proposte si trasformò in legge dello Stato? Non esattamente. Il 27 marzo 2001, infatti, il parlamento ha approvato la legge num. 97, recante “Norme sul rapporto tra procedimento penale e procedimento disciplinare ed effetti del giudicato penale nei confronti dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche.” Tra i lavori preparatori di questa legge, figura la relazione scritta presentata dall’onorevole Vincenzo Siniscalchi. Come possiamo leggere in un’altra sua relazione, presentata sei anni dopo a margine del workshop internazionale anti-corruzione, la “Commissione speciale per l’esame dei progetti di legge recanti misure per la prevenzione e la repressione dei fenomeni di corruzione” (di cui Siniscalchi era vice presidente) ha utilizzato tale rapporto per redigere diverse proposte di legge, tra le quali quella per la già citata 97 del 2001, l’unica ad essere riuscita a terminare l’iter di approvazione parlamentare.
E’ quindi errato dire che nessuna proposta sia diventatalLegge dello Stato, ma va sottolineato che solo un caso riesce a contraddire quanto affermato da Laura Boldrini: “Nì”!