Berlusconi a Bari torna a parlare di un argomento a lui caro, la responsabilità civile dei magistrati. E prova a ripercorrerne la storia ricordando le vicende giudiziarie di Enzo Tortora che dopo essere stato accusato di associazione a delinquere di stampo camorristico nel 1983, venne assolto nel 1987.


Nel novembre 1987 ci fu il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati che, come spiegato nel dossier della Camera “Responsabilità civile dei magistrati”, chiedeva l’abrogazione di tre articoli del codice di procedura civile (55, 56 e 74 – il testo dei tre articoli è incluso nel dossier) che formavano la disciplina previgente, descritta nello stesso dossier come “fortemente limitativa dei casi di responsabilità civile del giudice”. Il referendum vide la vittoria del fronte del “si” dell’80,2 per cento dei votanti, praticamente quanto sostenuto da Berlusconi.


In seguito all’esito del referendum, nell’aprile del 1988, venne approvata la legge Vassalli (legge n. 117 del 1988) che regola ancora la materia.


La legge, all’articolo 2, stabilisce che il danneggiato può agire solo nei confronti dello Stato per ottenere il risarcimento dei danni. Lo stesso articolo, al comma 1, prevede che ciò è possibile solo nei casi in cui sia ravvisabile un dolo o una colpa grave nella condotta del magistrato o per diniego di giustizia. Dunque, la legge contempla una responsabilità diretta dello Stato e solo indiretta del magistrato anche se lo Stato ha la facoltà di rivalsa nei confronti del magistrato fino ad un terzo dell’annualità di stipendio (articolo 8). E’ anche previsto che non causa responsabilità l’interpretazione di norme di diritto e la valutazione del fatto e delle prove. Per completezza d’informazione, è utile notare che l’articolo 13 prevede che siano le norme ordinarie ad essere applicate quando il danno è conseguenza di un reato: in questo caso il danneggiato può agire anche nei confronti del magistrato.


Premesso che non sta a noi dare un giudizio ultimo relativamente alla probabilità che la decisione scaturita dal referendum sia stata tradita dalla legge Vassalli, risulta che questa legge non abbia corrisposto totalmente al mandato referendario almeno nel senso che ha di fatto minimizzato la responsabilità personale diretta attribuendola allo Stato. A questo proposito, aggiungiamo che lo stesso dossier della Camera menzionato prima, descrive la disciplina previgente come “fortemente limitativa dei casi di responsabilità civile del giudice”.


Ciò detto, dato anche il modo corretto con cui riporta le informazioni sul referendum, non ci sembra che ci siano le ragioni per negare il “Vero” a Berlusconi in questo caso!