Enrico Letta a Ballarò promette di essere in aula per il question time del premier, istituto a suo dire defunto dal 2007. Cerchiamo di capire intanto cos’è il question time e vediamo se è vero che Berlusconi e Monti l’abbiano snobbato.
Mutuato dalla prassi della House of Lords inglese, il question time è il botta e risposta tra esponenti del parlamento e membri dell’esecutivo. In Italia la cosiddetta “interrogazione a risposta immediata” è stata introdotta nel 1983 e successivamente rafforzata nel 1997 in seguito a una riforma del regolamento della Camera dei deputati. In base all’articolo 135-bis, il parlamentare ha un minuto per illustrare la propria interrogazione, a cui segue la risposta del rappresentante del governo (tre minuti) e l’eventuale replica dell’interrogante (due minuti). Il regolamento prevede che il question time alla Camera si svolga ogni mercoledì (in diretta su RaiParlamento per i fan delle telenovele) e che sia assicurato, nelle interrogazioni di loro competenza, l’intervento del Presidente o del vicepresidente del Consiglio (una delle novità introdotte nel 1997).
E qui veniamo al punto. Perché mentre i ministri sono soliti rispondere alle interrogazioni sulle materie di loro competenza, il question time del Presidente del Consiglio non è mai decollato. Già nel 2004, un articolo su Forum Costituzionale titolava “Quali rimedi all’inattuazione del Premier question time?”. Questo era, infatti, il periodo in cui l’opposizione lamentava l’assenza del Presidente Berlusconi durante le sessioni di question time. L’allora presidente della Camera, Casini, osservò che “il Presidente del Consiglio non è mai venuto”, ma che non poteva farci un granché: “non dispongo di strumenti coercitivi nei confronti del governo; a me compete richiamare il governo all’osservanza del regolamento e l’ho fatto”.
Come sostiene Letta, l’ultimo Premier a sottoporsi al question time sembra essere stato proprio Prodi nel 2007. Diversi articoli dell’epoca riportano la seduta del question time del 20 giugno 2007, in cui Prodi rispose a una serie di interrogazioni sui temi più disparati, dalla difesa antimissile alle pensioni, passando per il Progetto Dal Molin, le energie rinnovabili e il pacchetto giovani.
Dai documenti a disposizione non ci sembra invece che i suoi successori, Berlusconi e Monti, si siano prestati al question time. Nel corposo rapporto a cura del ministro per i Rapporti con il Parlamento “Il governo in parlamento – XVI legislatura” (2008-2013, che comprende quindi sia il governo Berlusconi che quello Monti), le tabelle sul question time riportano la ripartizione delle interrogazioni per ministro competente e non c’è traccia del Presidente del Consiglio (pag. 163 e seguenti). Anche cercando sul web non ci sembra di trovare alcunché. Nel dicembre 2011 un articolo su Ultima Ora annunciava che il neo Premier Monti avrebbe preso parte al question time nella seduta alla Camera del successivo 11 gennaio, e spiegava inoltre che “il record negativo spetta al predecessore di Monti, Silvio Berlusconi, che mai, in nessuno dei suoi quattro mandati si è sottoposto alle domande dei parlamentari”. Tuttavia, a leggere il resoconto stenografico della seduta dell’11 gennaio, non c’è traccia di Monti: solo alcuni esponenti del governo, tra cui gli ex ministri Balduzzi, Fornero, Di Paola, e Clini, hanno risposto al question time.
In mancanza di altri elementi (e pronti a rivedere il giudizio se dovessero venire fuori), non possiamo che concedere un “Vero” a Enrico Letta.