Matteo Renzi esce dal summit Ue-Africa con una rinnovata fiducia nel ruolo dell’Italia all’interno delle organizzazioni internazionali. Saranno corretti i suoi numeri riguardanti il nostro peso alle Nazioni Unite?
Partiamo dai dati di bilancio. Secondo quanto pubblicato dalla Rappresentanza dell’Italia presso l’Onu a New York, nel 2013 il nostro Paese ha contribuito con 113,3 milioni di dollari al bilancio regolare delle Nazioni Unite. Tale apporto ci collocava al 7° posto dopo Usa, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito e Cina. Non contenti di affidarci alla nostra diplomazia (che avrebbe lo stesso interesse di Renzi a esagerare il peso del Belpaese) cerchiamo – e troviamo – conferma di questo dato nei documenti ufficiali rilasciati dal Segretariato delle Nazioni Unite.
I lettori più attenti avranno notato che si è finora parlato del solo bilancio ‘regolare’ dell’Onu, ovvero i contributi obbligatori che vanno a finanziare le attività principali dell’organizzazione (l’Assemblea Generale, il Consiglio di Sicurezza, la Corte Internazionale e i programmi del Segretariato). Questi contributi vengono calcolati in base a una serie di indicatori tra cui il Pil e il Pil pro capite (si veda qui per una spiegazione dettagliata). Ma i Paesi contribuiscono separatamente al bilancio delle truppe di peacekeeping, alle agenzie specializzate dell’Onu (per esempio la Fao o l’Oms) e sono inoltre liberi di contribuire con fondi aggiuntivi legati a particolari progetti. E’ una libertà, quest’ultima, che l’Italia sceglie di esercitare con relativa parsimonia. Secondo i dati raccolti dal Unsceb (un organo di coordinazione dell’Onu), il nostro Paese ha contribuito complessivamente all’intero sistema Onu con circa 440 milioni di dollari. Come si può vedere nel grafico a destra, questa somma ci colloca ben al di sotto del 7° posto sopracitato. L’Italia (il secondo cerchio viola) ‘retrocede’ di sette posizioni, scavalcata da economie più piccole quali la Norvegia e la Svezia.
Passiamo ora alla missione in Libano e ai caschi blu. E’ vero che a guidare la missione Unifil è il generale italiano Paolo Serra ma non corrisponde alla realtà l’affermazione secondo cui il nostro contingente sarebbe il più grande: con 1.114 unità, il nostro è il secondo plotone più folto dopo quello indonesiano (1.187). La formulazione usata da Renzi (o almeno quella attribuitagli dall’Ansa) sembra però fare un’asserzione ancora più forte, ovvero che in assoluto l’Italia fornisce il maggior numero di caschi blu. Questa affermazione è palesemente falsa, essendo il nostro Paese ben distante dalle prime posizioni, occupate da Paesi asiatici e africani. Dai dati relativi a febbraio 2014 (per accedervi, cliccare su “data dashboard”) vediamo infatti che l’Italia è 21°, con un contingente circa 8 volte più piccolo di quello pakistano, primo in classifica.
Per tirare le somme, il Premier sceglie una classifica che fa sembrare il nostro Paese più generoso di quanto non lo sia effettivamente e poi sbaglia (di poco o di molto a seconda di cosa intendesse) il nostro contributo in termini di caschi blu. “Nì” per Renzi.