L’Italia, 60 milioni di abitanti e 8 milioni di poveri? In realtà le cose stanno anche peggio di quanto detto da Grillo.



Il rapporto più aggiornato dell’Istat sulla povertà in Italia, pubblicato nel luglio 2013 ma riferito al 2012, ci dice alla primissima riga che le persone in povertà relativa sono 9 milioni 563 mila (pari al 15,8% della popolazione), e quelle in povertà assoluta 4 milioni 814 mila (l’8% della popolazione).



Cosa vogliono dire questi dati?



La percentuale di famiglie e persone povere viene calcolata sulla base di una soglia convenzionale (linea di povertà) che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi. In concreto, la soglia di povertà relativa per una famiglia di due persone è pari alla spesa media mensile per persona nel Paese, che nel 2012 è risultata di 990,88 euro. Vengono dunque classificate come povere le famiglie di due persone che hanno una spesa mensile inferiore a tale valore.



Sono invece classificate come assolutamente povere le famiglie che hanno una spesa mensile inferiore a una soglia di spesa elaborata dall’Istat, che tiene conto della dimensione, composizione e età della famiglia, così come della ripartizione geografica e ampiezza demografica del Comune di residenza. Ad esempio, secondo l’Istat un adulto (18-59 anni) che vive solo è considerato assolutamente povero se la sua spesa è inferiore a 806,78 euro mensili se risiede in un’area metropolitana del nord; a 723,99 euro se vive in un piccolo Comune settentrionale, e a 537,29 euro se risiede in un piccolo Comune meridionale.



Il grafico qui sotto ci dà un’idea dell’andamento dei livelli di povertà negli ultimi anni:






Insomma, le persone in condizione di povertà relativa in Italia non sono “quasi 8 milioni” bensì oltre 9 milioni e mezzo: “C’eri quasi” per Grillo!