Gianfranco Librandi, deputato di Italia Viva, ha dichiarato l’8 ottobre all’Adnkronos che in Lombardia sarebbe probabilmente stata raggiunta una «sorta di immunità di gregge» che adesso potrebbe espandersi anche al resto d’Italia.

L’affermazione è sbagliata. Andiamo a vedere il perché.

Che cos’è l’immunità di gregge

Secondo la letteratura scientifica, l’espressione “immunità di gregge” può assumere significati leggermente diversi, ma generalmente collegati alla possibilità di ridurre il rischio di contagio in un gruppo di individui, grazie alla presenza di individui immuni (che hanno cioè sviluppato gli anticorpi) al suo interno.

Quando si parla di “soglie”, in riferimento all’immunità di gregge, si intende quindi la percentuale di soggetti immuni all’interno della popolazione necessaria per bloccare la diffusione del contagio.

L’immunità di gregge si costruisce in due modi: o con il vaccino o in modo spontaneo, quando una larga parte della popolazione si contagia.

In assenza di un vaccino contro la Covid-19, Librandi sta dunque facendo riferimento con le sue parole a quella che si crea in modo spontaneo nel corso dell’epidemia.

Ma quante persone devono sviluppare gli anticorpi a un virus perché si crei questa immunità di gregge?

Quando si raggiunge?

Un articolo pubblicato a settembre sulla prestigiosa rivista Nature Reviews Immunology ha provato a fare il punto su quali siano le soglie da raggiungere per creare una immunità di gregge al nuovo coronavirus, cioè per portare l’indice R (il numero medio di persone infettate da ogni singolo individuo positivo) sotto il valore di 1 in assenza di interventi (ad esempio un lockdown). Un valore inferiore a 1 significa infatti che ogni contagiato passa il virus in media a meno di un’altra persona, e pertanto il numero dei contagiati progressivamente cala fino ad azzerarsi.

L’articolo di Nature Reviews Immunology prende in considerazione diverse variabili, come l’infettività del virus in una popolazione completamente suscettibile (R0), la percentuale di individui immunizzati, il numero di contatti che ha mediamente una persona, eventuali differenze di comportamento in diverse fasce d’età, e via dicendo. Il risultato è che la soglia viene posta tendenzialmente al di sopra del 60 per cento ma può calare – postulando alcune condizioni, in particolare che il virus circoli più velocemente tra i giovani, che hanno più contatti sociali e sono meno vulnerabili (super-spreader), e quindi si immunizzano più in fretta – fino a un minimo del 50 per cento circa.

Secondo un modello matematico pubblicato sull’altrettanto prestigiosa rivista Science, e citato dall’articolo di Nature Reviews Immunology proprio riguardo alla teoria dei super-spreaders, la percentuale per l’immunità di gregge potrebbe calare fino al 40 per cento circa.

Percentuali che comunque, secondo l’articolo di Nature Reviews Immunology, sono insostenibili per il nuovo coronavirus. Considerato il tasso di letalità della Covid-19 (che oscilla tra lo 0,3 e l’1,3 per cento a seconda degli studi), per raggiungere l’immunità di gregge anche alla soglia del 50 per cento, in un Paese come la Francia significherebbe accettare tra i 100 mila e i 450 mila morti. Per gli Stati Uniti, tra i 500 mila e i 2,1 milioni di morti. Anche abbassando la soglia al 40 per cento i numeri di decessi rimarrebbero molto elevati.

Quindi al momento la via più sicura per raggiungere l’immunità di gregge è aspettare che arrivi un vaccino, conclude l’articolo di Nature Reviews Immunology, e fino a quel momento rispettare severamente le misure di distanziamento sociale, indossare le mascherine e lavarsi le mani.

L’ipotesi di raggiungere un’immunità di gregge esponendo i più giovani al virus e proteggendo solo i soggetti più a rischio, è stata poi di recente qualificato come un «un errore pericoloso non supportato da prove scientifiche», gravido di conseguenze disastrose per la salute pubblica e l’economia, anche da un articolo scritto da alcuni ricercatori e pubblicato sulla prestigiosa rivista medico-scientifica Lancet.

Inoltre, bisogna aggiungere, per un virus recente come il Sars-CoV-2 non è ancora chiaro come funzioni l’immunizzazione dei soggetti che contraggono il virus: a che condizioni si crea, quanto dura, quanto è efficace e via dicendo.

Ma ipotizziamo pure che, come sostiene ad esempio un recente studio, gli anticorpi prodotti in reazione al virus creino una protezione sufficiente contro un nuovo contagio e restino attivi nell’organismo per un periodo abbastanza lungo (5-7 mesi). Davvero in Lombardia la percentuale di popolazione che risulta aver creato questi anticorpi è sufficientemente elevata?

La situazione in Lombardia

In Lombardia è stato registrato il maggior numero di decessi in valore assoluto da Covid-19 finora, al 15 ottobre erano poco più di 17 mila. I contagiati rilevati erano poi quasi 120 mila. Ma quanti hanno avuto contatto con il virus e hanno sviluppato anticorpi?

La fonte migliore a cui possiamo guardare è l’indagine di sieroprevalenza sul Sars-CoV-2 (il virus responsabile della Covid-19) pubblicata dall’Istat a inizio agosto, relativamente a dati raccolti tra giugno e luglio. «L’indagine – si legge nel testo – mira a definire la proporzione di persone nella popolazione generale che hanno sviluppato una risposta anticorpale contro Sars-CoV-2».

Ebbene, relativamente alla Lombardia il dato è del 7,5 per cento. Si tratta della percentuale più alta tra tutte le regioni italiane (la più bassa, dello 0,3, si è registrata in Sicilia e Sardegna) ma è comunque ancora nettamente troppo bassa per poter parlare di immunità di gregge (il dato nazionale è pari al 2,5 per cento).

Anche ipotizzando che da agosto a ottobre la percentuale sia aumentata, è impossibile che in mesi in cui il virus è circolato meno rispetto ai picchi di marzo e aprile sia più che quintuplicata e abbia superato il 40 per cento (soglia minima che, lo ricordiamo, non è comunque detto sia sufficiente).

Lo stesso discorso vale a maggior ragione per le altre regioni italiane, i cui valori dovrebbero aumentare fino a più di 100 volte.

Al massimo si potrebbe forse sostenere che l’immunità di gregge sia stata raggiunta in Val Seriana, una delle aree più duramente colpite dal virus a livello mondiale durante la prima ondata. Qui, secondo un’indagine sierologica condotta dall’Agenzia di tutela della salute (Ats) di Bergamo effettuata nel mese di luglio, il 42,3 per cento dei soggetti testati ha avuto esito positivo al test sierologico. Dunque una percentuale superiore alla soglia più bassa, tra quelle viste, per ipotizzare il raggiungimento dell’immunità di gregge.

In Val Seriana (considerando i comuni di Albino, Alzano Lombardo, Aviatico, Casnigo, Cazzano Sant’Andrea, Cene, Colzate, Fiorano al Serio, Gandino, Gazzaniga, Leffe, Nembro, Peia, Pradalunga, Ranica, Selvino, Vertova e Villa di Serio) risultano però residenti poco meno di 100 mila persone, dunque meno dell’1 per cento della popolazione lombarda.

Il verdetto

Il deputato di Italia Viva Gianfranco Librandi ha sostenuto l’8 ottobre che in Lombardia sarebbe probabilmente stata raggiunta una «sorta di immunità di gregge» che adesso potrebbe espandersi anche al resto d’Italia.

L’affermazione è errata. L’immunità di gregge, cioè la capacità di una comunità di proteggere tutti i suoi individui da un virus perché ci sono abbastanza soggetti immuni che ne bloccano la trasmissione, può considerarsi raggiunta relativamente alla Covid-19 con percentuali di soggetti che hanno sviluppato gli anticorpi superiori al 60 per cento della popolazione totale. Forse, secondo alcuni studi, anche con soglie poco superiori al 40 per cento. Con tutto che ci sono ancora dei margini di incertezza su come funzioni la produzione di anticorpi in reazione al contagio da Covid-19.

In ogni caso in Lombardia la percentuale di persone che hanno sviluppato gli anticorpi al virus Sars-CoV-2 era a giugno-luglio pari al 7,5 per cento del totale. Anche ipotizzando un aumento nei mesi successivi, è di fatto impossibile che sia stato superato il 40 per cento. A maggior ragione nelle altre regioni italiane, che a giugno-luglio avevano percentuali di immuni inferiori a quella lombarda, è impossibile che l’immunità di gregge si possa propagare senza un elevato numero di contagi e quindi di decessi.

Anche per questo costo in termini di vite umane, i principali studi e le fonti più autorevoli invitano in maniera quasi unanime a non puntare all’immunità di gregge come soluzione, fino a che questa non si potrà ottenere con un vaccino, ma di proseguire con il distanziamento sociale, le mascherine, il lavaggio frequente delle mani e via dicendo.

Per Librandi, in conclusione, un “Pinocchio andante”.