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Letta la fa troppo semplice sul voto per la carbon tax nell’Ue

| 29 agosto 2022
La dichiarazione
«A livello europeo abbiamo dato l’okay alla carbon tax [...]. La destra italiana ha votato contro»
Fonte: Corriere della Sera | 28 agosto 20220
ANSA/FABIO FRUSTACI
ANSA/FABIO FRUSTACI
Verdetto sintetico
Il segretario del Pd è impreciso.
In breve
  • Nella votazione finale al Parlamento europeo, il Pd ha votato a favore della “carbon tax”. TWEET
  • Fratelli d’Italia e la Lega hanno votato contro, mentre Forza Italia si è astenuta. TWEET
  • In una precedente votazione, anche il Pd si era astenuto su una misura strettamente collegata alla “carbon tax”. TWEET
Il 28 agosto, in un’intervista con il Corriere della Sera, il segretario del Partito democratico Enrico Letta ha criticato la coalizione di centrodestra per le sue posizioni sull’ambiente espresse all’interno dell’Unione europea. Secondo Letta, infatti, in sede europea il Pd ha votato a favore della cosiddetta “carbon tax”, mentre «la destra italiana ha votato contro». Il riferimento è al Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam), una delle misure del Green deal con cui l’Ue punta a ridurre, entro il 2030, le emissioni del 55 per cento rispetto ai livelli del 1990 e a raggiungere un impatto climatico zero entro il 2050.

Ma davvero Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno votato contro il Cbam, mentre il Pd ha votato a favore? Abbiamo controllato e il quadro è più articolato di come lo ha presentato il segretario del Pd.

Il voto sulla “carbon tax”

Come spiega il sito della Commissione europea, attraverso il Cbam le aziende europee che intendono importare prodotti dall’estero dovranno acquistare i cosiddetti “certificati di carbonio”, corrispondenti al prezzo del carbonio che sarebbe stato pagato se le merci fossero state prodotte secondo le norme ambientali europee. L’obiettivo è quindi prevenire la rilocalizzazione delle emissioni, ossia lo spostamento della produzione di emissioni inquinanti in Paesi con norme ambientali più permissive, come la Cina e l’India. Inizialmente il sistema si applicherà solo a specifici settori di produzione come il cemento, il ferro, l’acciaio, l’alluminio, la plastica e l’energia elettrica. Il meccanismo entrerà in vigore gradualmente a partire dal 2023 e sarà completamente funzionante entro il 2032.

L’ultima votazione sul Cbam si è svolta al Parlamento europeo lo scorso 22 giugno, quando il meccanismo è stato approvato con 450 voti favorevoli, 115 contrari e 55 astenuti. In quell’occasione, gli europarlamentari della Lega e di Fratelli d’Italia avevano votato contro, mentre quelli del Pd a favore. I rappresentanti di Forza Italia si erano invece astenuti, in contrapposizione con la maggior parte degli iscritti al Partito popolare europeo (Ppe), che invece avevano sostenuto la proposta. Il vicepresidente Antonio Tajani aveva motivato la decisione spiegando che dall’accordo «continua a mancare il nucleare», e aggiungendo: «È necessario continuare a battersi […] per combattere cambiamento climatico, ma tenendo in conto il sistema manifatturiero». 

Ora il Parlamento europeo dovrà avviare le negoziazioni con il Consiglio europeo e quindi con i singoli Stati membri. 

In una precedente votazione strettamente collegata alla “carbon tax”, anche il Pd si era però astenuto. 

Una votazione controversa

L’8 giugno, infatti, il Parlamento europeo aveva tenuto un altro voto su alcune misure del Green deal, come lo stop alla vendita di auto a benzina o diesel a partire dal 2035.

Tra le altre cose, il Parlamento aveva votato anche per l’approvazione del Sistema di scambio di quote di emissioni (European trading system, Ets) un sistema internazionale di scambio delle quote di emissioni a livello mondiale, con cui l’Ue intende fissare un massimale per la quantità di emissioni di gas a effetto serra che possono essere rilasciate dagli impianti industriali in determinati settori. Le quote dovranno essere acquistate sul mercato di scambio Ets, ma almeno in un primo periodo è prevista la distribuzione di alcune quote gratuite, che verranno poi gradualmente eliminate per i settori interessati dal Cbam.

Proprio sulle tempistiche per l’eliminazione delle quote gratuite si è aperto un dibattito che ha diviso le forze politiche del Parlamento europeo. Come ricostruito anche da Politico – e confermato dal presidente della Commissione parlamentare europea per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (Envi), Pascal Canfin – inizialmente l’Envi intendeva iniziare a eliminare le quote gratuite a partire dal 2030, ma i gruppi di Renew Europe (di cui in Italia fanno parte Azione e Italia viva) e i Socialisti e democratici (S&d, di cui fa parte il Pd) avevano trovato un accordo per allungare il termine al 2032, in modo da trovare un compromesso con le richieste dei partiti più conservatori. 

L’8 giugno, però, durante la plenaria del Parlamento, il Partito popolare europeo (di cui fa parte anche Forza Italia) si era unito allo schieramento di destra, permettendo l’approvazione di un ulteriore posticipo della misura, al 2034. In seguito a questa decisione, il Parlamento si era diviso nel voto finale sulla proposta di riforma del sistema degli Ets: all’interno dei loro rispettivi partiti, la Lega e Fratelli d’Italia avevano votato contro, ritenendo la misura troppo rigida, mentre il Pd si era diviso, ritenendola in generale troppo permissiva, con due voti a favore, quattro contrari e dieci astenuti. Forza Italia aveva votato compattamente a favore. Complessivamente, la proposta era stata bocciata con 340 voti contrari, 265 favorevoli e 34 astenuti, ed era stata rinviata alla commissione competente per una revisione. 

Una settimana dopo, il 15 giugno, gli esponenti del Ppe, di S&d e di Renew avevano trovato un nuovo accordo che ha infine permesso l’approvazione del meccanismo del Cbam, insieme ad altre misure, il 22 giugno. In particolare, le quote gratuite dell’Ets saranno gradualmente eliminate tra il 2027 e il 2032.

Il verdetto

Il 28 giugno, il segretario del Pd Enrico Letta ha detto che il suo partito ha votato a favore della “carbon tax” in Europa, mentre i partiti di centrodestra hanno «votato contro». L’affermazione è imprecisa: nel voto definitivo sulla misura, il 22 giugno, gli europarlamentari del Pd hanno votato a favore, quelli di Lega e Fratelli d’Italia erano contrari, mentre gli esponenti di Forza Italia si sono astenuti. In una precedente votazione, particolarmente dibattutta e relativa a una misura strettamente collegata alla “carbon tax”, anche il Pd si era astenuto.

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