Di facile verifica l’affermazione di Matteo Renzi: stavolta il sindaco sostiene una triste verità, non senza lievi imprecisioni.
In base alla World University Rankings 2013 della Quacquarelli Symonds (che redige una graduatoria dei primi 800 atenei del mondo), la migliore università italiana è proprio l’Alma Mater bolognese che si colloca al 188° posto. Segue La Sapienza al 196° posto, mentre le altre università italiane si collocano fuori dalle top 200.
Un risultato positivo per Unibo se si considera il panorama nazionale, ma non incoraggiante in confronto agli anni precedenti: nel 2009, infatti, Bologna si collocava al 174° posto e nel 2011 al 183° (a questo dato meno aggiornato fa riferimento Renzi). E’ anche vero però che nel 2012 l’università era scesa al 194° posto: ragion per cui il trend per quest’anno sembra essere consolante.
In tutto, rientrano nelle top 800 26 università italiane. Come Bologna, anche La Sapienza è migliorata tra 2012 e 2013, salendo dal 216° posto al 196°. Il Politecnico di Milano guadagna ben 14 posizioni (dal 244° al 230°), così come l’Università degli Studi di Milano, passata dal 256° al 235°.
Un’altra classifica simile è la Shanghai Rankings – promossa dai ricercatori del Center for World-Class Universities of Shanghai Jiao Tong University: secondo SR, le prime università italiane sono l’Università di Pisa a pari merito con La Sapienza (si collocano nel range 101-150 del ranking mondiale), seguite dall’Università di Milano e quella di Padova, anch’esse con lo stesso punteggio. L’Unibo si colloca invece alla quinta posizione ex aequo con il Politecnico di Milano, l’Università di Torino, l’Università di Firenze e la Normale di Pisa.
Certo, le metodologie con cui queste classifiche vengono stilate possono essere discusse. Nel caso della QS, i parametri valutati sono ricerca, insegnamento, accesso al mercato del lavoro, infrastrutture, livello di internazionalizzazione, innovazione, contributo alla comunità locale, facilità di accesso per gli studenti (borse di studio etc). Rimandiamo a questo link per maggiori dettagli.
Ciò non toglie che quanto dice il sindaco di Firenze sia sostanzialmente vero, anche se i dati che usa non sono i più aggiornati: “Vero”!