Già Commissaria dell’Unione Europea e deputata dell’Europarlamento, l’attuale ministro degli Affari Esteri, Emma Bonino, si dimostra preparata su un tema ricorrente nel discorso comunitario.  La riduzione della crescita demografica in Europa è stata, infatti, oggetto di diversi studi europei, così come il rapporto tra i flussi migratori verso i Paesi membri dell’Ue, e il loro impatto demografico.


Nel 2005, un green paper della Commissione europea avvertiva la mancanza di un “motore demografico” nei Paesi membri dell’Ue (vedi pagina 4), spiegando che tra i 5 Paesi membri più grandi, solo Regno Unito e Francia avrebbero visto la loro popolazione crescere tra il 2005 ed il 2050, dell’8% e del 9,6% rispettivamente.  Secondo la Commissione, l’immigrazione ha mitigato l’impatto della riduzione di nascite in molti Paesi.


Qualche anno più tardi, l’Eurostat ha confermato il calo demografico, annunciando che entro il 2050 l’Europa perderà 48 milioni di persone in età lavorativa (15-64 anni) se i livelli di migrazione storici si mantengono costanti, e vedrà invece un aumento nel numero di pensionati (persone di età maggiore ai 64 anni), precisamente 58 milioni. L’istituto di Statistica Europeo, sulla scia di quanto affermato dalla Commissione, sottolinea che il rischio di una riduzione della forza lavoro può essere affrontato proprio grazie alle politiche migratorie, particolarmente se dirette ai lavoratori dei Paesi terzi; la migrazione è infatti considerato un componente principale di cambiamento nella popolazione europea. 


Nell’attesa che il motore demografico riprenda a funzionare, assegnamo un “Vero” ad Emma Bonino.