Nel corso del mese di luglio, alcuni episodi di cronaca hanno fatto discutere degli atti e delle violenze di natura razzista avvenuti in Italia. Il deputato di Liberi e Uguali Federico Fornaro ha affermato che, nei cinquanta giorni precedenti la sua dichiarazione (fatta il 30 luglio), ci sono stati undici casi di aggressioni contro immigrati.



Fornaro ha anche denunciato un aumento nel numero di atti di violenza a matrice razzista.



Vediamo se e come è possibile verificare queste due affermazioni: il numero degli atti di violenza di matrice razzista e una loro crescita recente.



Quali sono i dati a disposizione?



Partiamo dai dati ufficiali sul numero e l’andamento dei reati di matrice razzista in Italia. Nel nostro Paese non esiste una banca dati nazionale dei reati d’odio, a differenza di quanto accade altrove: ad esempio, in Francia e Regno Unito (come raccontato di recente da il Post e EuroNews). In Francia viene addirittura elaborato un “indice della tolleranza”, realizzato da un accademico nel 2008 per tenere traccia dei “cambiamenti complessivi nel pregiudizio” nel Paese e riassumerlo in un numero di immediata comprensione.



Per l’Italia, gli unici dati ufficiali disponibili sono raccolti dall’Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori (OSCAD), una struttura del Ministero dell’Interno istituita nel 2010. Il compito principale è quello di ricevere le segnalazioni per i reati di matrice discriminatoria (non solo razzista) e attivare i relativi interventi da parte delle forze dell’ordine. Tra tutti gli episodi segnalati, vengono poi individuati quelli che costituiscono reato. Sul sito OSCAD è disponibile solo un rapporto cumulativo con tutte le segnalazioni arrivate tra il 10 settembre 2010 e il 31 dicembre 2017.



Esiste però un luogo dove sono raccolte anche i numeri anno per anno. Ogni 12 mesi, infatti, l’OSCAD condivide i propri dati con l’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) dell’OSCE, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, che li raccoglie in una pagina dedicata come “reati d’odio registrati dalla polizia”.



I dati sul sito OSCE-ODIHR arrivano al 2016, quando i reati di odio furono 763 di cui 521 con motivazione razzista (i dati per il solo 2017 non sono ancora disponibili). Questo è l’unico database ufficiale a cui è possibile fare riferimento per quantificare anno per anno il numero di reati di stampo razzista. Come lo stesso OSCAD ci ha fatto notare telefonicamente, nell’interpretare questi dati va tenuto conto del fatto che vi è una forte tendenza all’underreporting, cioè alla mancata denuncia dell’atto descriminatorio.



Vanno poi segnalate altre due iniziative: la Commissione “Jo Cox” sull’intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio della Camera dei Deputati, che è stata istituita a maggio 2016 e ha pubblicato la sua relazione finale l’anno successivo, e il lavoro dell’Associazione Lunaria che, senza la pretesa di creare un database esaustivo, nel suo Database razzismo raccoglie da anni dati sui reati a sfondo razziale segnalati da stampa, associazioni e/o individui. Quest’ultimo database arriva per ora al maggio 2018.



Le aggressioni razziste a giugno/luglio 2018



I cinquanta giorni precedenti alla dichiarazione di Fornaro sono il periodo compreso tra l’11 giugno e il 30 luglio 2018, troppo tardi per i dati istituzionali.



Possiamo quindi basarci solo sulle informazioni riportate dai mezzi di informazione. Per molti di questi casi, le indagini sono ancora in corso: va quindi specificato che si tratta di episodi per cui l’aggravante razziale è stata ipotizzata, ma non ancora confermata da sentenze.



Il giornalista Luigi Mastrodonato ha pubblicato una mappa che riporta le aggressioni razziste segnalate dai media a partire dall’insediamento del nuovo governo.



Partendo dal lavoro di Mastrodonato, dopo aver verificato tutte le fonti indicate e controllato che non gli fosse sfuggito nulla, abbiamo rielaborato una nuova mappa con i soli episodi avvenuti tra l’11 giugno e il 30 luglio 2018.





Le cifre riportate sono esatte?



Data la difficoltà nel reperire dati accurati su altre forme di violenza, abbiamo deciso di limitare l’analisi ai soli casi di violenza fisica, non includendo dunque gli episodi di violenza verbale: di cui pure ci sono stati parecchi casi riportati dalla stampa. Escludiamo, ad esempio, casi quali l’aggressione per una suoneria in arabo avvenuta in un ufficio pubblico di Moncalieri e le minacce di morte ricevute da un lavoratore marocchino a Trento da parte del proprio datore di lavoro.



Inoltre, in attesa che si chiarisca la vicenda, non abbiamo incluso il caso di Jefferson Tomalà, ventenne di origini ecuadoriane ucciso a Genova da un agente, dopo che aveva aggredito un collega, durante un trattamento sanitario obbligatorio.



Con queste premesse, tra l’11 giugno e il 30 luglio abbiamo identificato 29 episodi di violenza fisica. Di questi, due sono casi di omicidio, mentre in otto occasioni le vittime sono state ferite da pistole ad aria compressa. Gli omicidi sono quelli del cittadino maliano Soumaila Sacko, ucciso in provincia di Vibo Valentia il 3 giugno 2018, e il cittadino marocchino di 43 anni inseguito e ucciso il 29 luglio 2018 ad Aprilia (Latina) presumibilmente perché scambiato per un ladro.



Federico Fornaro parla di undici casi. Guardando i dati, è probabile che il deputato di Liberi e Uguali abbia citato quel numero relativamente ai due omicidi e alle otto aggressioni con armi ad aria compressa, per un totale di dieci atti di violenza – undici se si considera il caso di Jefferson Tomalà, come fatto ad esempio da Radio Popolare. Ma, come abbiamo visto, dalla stampa emergono 29 casi totali: c’è quindi almeno una ventina di altri casi che entrano a pieno diritto nella lista di episodi violenti e con una possibile aggravante razziale.



Stiamo assistendo a un crescendo di violenza verso gli immigrati?



Oltre al numero di episodi recenti, l’esponente di Liberi e Uguali ha denunciato poi una situazione di crescente violenza nei confronti degli immigrati.



Vediamo quindi i numeri degli ultimi anni raccolti da OSCAD/OSCE e accessibili dal sito dell’ODHIR (2013-2016). Anche in questo caso, limitiamo l’analisi ai soli episodi di violenza fisica (dati disponibili qui, cliccando su “Download official data”). Nel 2013 si sono registrati 60 episodi, poi calati intorno ai 30 negli anni successivi.



Possiamo dire qualcosa sugli ultimi mesi e notare un possibile aumento? È molto difficile fare un confronto con il passato. Nei soli cinquanta giorni tra giugno e luglio 2018, le fonti di stampa italiane hanno riportato più episodi a sospetta matrice razzista di tutti i reati d’odio registrati dalle autorità italiane nell’intero 2016.



Non si sa però quanti casi riportati dalla stampa saranno giudicati un reato dalle autorità; né quanto le cifre degli anni scorsi soffrano della sottostima del fenomeno. Se ipotizziamo una frequenza uguale a quella dei 50 giorni tra giugno e luglio 2018, e in base a quanto riportato dai media nazionali, quest’anno si andrebbe oltre i duecento episodi di violenza.






Grafico 1: Episodi di violenza fisica a matrice xenofoba/razziale in Italia, 2013-2016 – Fonte: OSCE/OSCAD (2013-2016)



Ma in questo confronto bisogna usare molta cautela. Come abbiamo già ribadito, i dati del 2018 provengono dai media e non da OSCE/OSCAD e sono casi in cui l’aggravante razzista è stata per ora solo ipotizzata.



Il verdetto



Il deputato di Liberi e Uguali Federico Fornaro ha dichiarato che nei cinquanta giorni precedenti alla sua dichiarazione ci sono stati undici episodi di violenza nei confronti degli immigrati, denunciando l’esistenza di un crescendo.



I media nazionali hanno riportato, durante quei cinquanta giorni, 29 episodi di violenza fisica. Tra questi, vi sono due casi di omicidio (escluso il caso, ancora da chiarire, di Jefferson Tomalà) e otto aggressioni con pistole ad aria compressa. Fornaro si riferiva probabilmente solo a questo sottoinsieme.



È molto difficile poi capire se siamo di fronte a un crescendo: da un lato abbiamo a disposizione i dati raccolti annualmente dalle autorità italiane sui “reati d’odio”, che sono molto probabilmente una stima per difetto degli episodi, dall’altra le segnalazioni raccolte dalla stampa, che hanno più probabilità di includere anche casi che poi si riveleranno non aggravati dal razzismo.



Ma se gli episodi di violenza fisica si distribuissero con lo stesso ritmo nell’intero 2018 come è stato nei 50 giorni tra giugno e luglio, secondo la stampa, registreremmo oltre duecento casi: un numero molto più alto di quello degli ultimi anni, il che confermerebbe l’esistenza di un crescendo di violenza nei confronti degli immigrati.



Per Federico Fornaro un “C’eri quasi”: gli episodi di violenza dei cinquanta giorni a cui fa riferimento sono anche più di undici, ed è ancora presto per essere certi che le violenze motivate da odio razziale siano in aumento.







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2018-08-22 13:55:54 UTC
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C’eri quasi
«Ieri Aprilia, oggi Moncalieri e prima Partinico, Napoli, Roma, 11 casi in 50 giorni. Da diversi giorni, in varie parti d’Italia, assistiamo ad un crescendo di atti di violenza contro gli immigrati»
Federico Fornaro
Deputato di LeU
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lunedì 30 luglio 2018
2018-07-30