Dalle pagine del suo blog, Luigi Di Maio racconta come sono andate le votazioni in parlamento relativamente alla modifica dell’articolo 416/ter del codice penale. Andiamo per ordine e dividiamo la dichiarazione in due parti, entrambe ugualmentemente importanti e sottoposte al fact-checking.
1) Il 28 gennaio il Partito Democratico ha votato con il M5S per una reclusione da 7 a 12 anni per lo scambio elettorale politico mafioso.
Il testo, approvato il 28 gennaio sia dal M5S che dal Pd, recitava: “Chiunque accetta la promessa di procurare voti mediante le modalità di cui al terzo comma dell’articolo 416-bis in cambio dell’erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di qualunque altra utilità ovvero in cambio della disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione è punito con la stessa pena stabilita nel primo comma dell’articolo 416-bis”. Nella fattispecie, il 416bis del codice penale nel suo primo comma considera giustappunto una pena dai sette ai 12 anni.
2) Nel successivo passaggio alla Camera, con l’accordo Pd-Forza Italia-Ncd, tuttavia, le pene sono state ridotte del 40% (4-10 anni), non assicurando più né il carcere né l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Arrivato al suo secondo passaggio al Senato, Palazzo Madama ha dovuto discutere la modifica avvenuta alla Camera. Il nuovo testo, approvato da Fd-Pd-Ncd, aggiungeva che la pena stabilita non sarà più come da primo comma del 416bis (7-12 anni) ma bensì “con la reclusione da quattro a dieci anni”. La diminuzione a 4 anni di reclusione rappresenta una riduzione di 3 anni della pena, praticamente il 40% in meno rispetto ai 7 previsti.
La questione sull’interdizione perpetua dai pubblici uffici è puramente tecnica. Infatti, come dice l’articolo 29 del codice penale, essa scatta solamente per pene di reclusione superiore ai 5 anni. Anche la certezza del carcere mancherebbe, perché con il recente decreto Svuota-Carceri (art. 47 comma 3bis) si è alzato alle pene di 4 anni il limite massimo per poter ottenere l’affidamento ai servizi socialmente utili.
Luigi Di Maio passa a pieni voti il test del fact-checking, e si prende un bel “Vero” da Pagella Politica