Nel luglio 2012 il Senato ha approvato l’emendamento (9.0.500) all’articolo 9 del disegno di legge per le riforme costituzionali (“Modifiche alla parte seconda della Costituzione concernenti le Camere del parlamento e la forma di governo), firmato da Gaetano Quagliariello e Maurizio Gasparri, esponenti del Pdl. La norma modificava l’articolo 83 della Costituzione prevedendo che il Presidente della Repubblica sia il Capo dello Stato eletto a suffragio universale diretto. Inoltre, l’emendamento (10.500) all’articolo 10 del ddl 24 modificava l’articolo 92 della Costituzione stabilendo che “il Presidente della Repubblica presiede il Consiglio dei Ministri, salvo delega al Primo Ministro”. Ricordiamo che la presentazione di questi emendamenti aveva suscitato la reazione dell’allora capogruppo al Senato del Pd, Anna Finocchiaro, che aveva considerato la mossa dei rappresentanti del Pdl come un tentativo di far saltare il tavolo sulle riforme contenute nel ddl 24.



Rispetto alle modifiche approvate al Senato, c’è da dire che nel testo di documentazione per l’esame del progetto di legge sulle modifiche alla parte seconda della Costituzione, nel paragrafo “Il governo” si sottolinea come il testo trasmesso dal Senato, combinando elementi tipici dei governi presidenziali e una connotazione parlamentare, delinei una forma di governo semipresidenziale. In più, sulla stessa linea, un confronto tra i testi di alcuni progetti di riforma della parte II della Costituzione specifica che, seppur il testo adottato dalla Commissione Affari costituzionali del Senato avesse configurato un sistema di premierato, in assemblea il testo era stato modificato in senso semipresidenziale. Alfano fa dunque una confusione concettuale con la definizione di sistema presidenziale (pag. 11 del paper di Federalismi.it) che caratterizza gli Stati Uniti: il Presidente è sia Capo dello Stato che Capo del Governo e non è legato al parlamento da un rapporto di fiducia.



Andiamo ora a vedere cosa è successo alla Camera. Dalla sezione dedicata all’iter alla Camera del testo “Modifiche alla parte seconda della Costituzione concernenti le Camere del parlamento e la forma di governo”, vediamo che il testo trasferito alla Camera il 26 Luglio 2012 non è stato discusso in assemblea e la discussione in Commissione si è fermata al 2 ottobre scorso senza la presentazione di emendamenti. Seppur dalle fonti risulta difficile elaborare la valenza dell’espressione “ci hanno bloccato”, come spiega anche una sezione del sito della Camera sulle iniziative di riforma costituzionale della sedicesima legislatura, l’esame in Commissione Affari Costituzionali della Camera non è stato portato a conclusione. Ricordiamo anche che il 22 dicembre il Presidente della Repubblica ha decretato lo scioglimento delle Camere chiudendo ogni possibilità di approvazione della riforma.



Alfano, se non sbaglia sul fatto che in Senato sia passata la norma poi arenatasi alla Camera, fa confusione nel definire l’oggetto della norma approvata a Palazzo Madama. “C’eri quasi”!



Diversi emendamenti all’articolo 9 approvati (si guardi agli emendamenti approvati in assemblea), sempre aventi come firmatari Gasparri e Quagliariello toccano altri articoli della seconda parte della Costituzione sul Presidente della Repubblica (art. 84, art. 85, art. 86, art. 87, art. 88, art. 89).