Il 6 maggio il deputato di +Europa Riccardo Magi ha commentato su Facebook la posizione del capo politico del Movimento 5 stelle Vito Crimi, contrario alla regolarizzazione dei migranti che si trovano attualmente in Italia senza un permesso di soggiorno.
Secondo Magi, in questo modo il M5s andrebbe contro anche all’accordo di governo sottoscritto con il Partito democratico, dal momento che nell’intesa sarebbero stati inseriti la «regolarizzazione e il superamento della Bossi-Fini» per dare un segnale di discontinuità con il precedente esecutivo Lega-M5s.
Il deputato di +Europa ha ragione o no? Abbiamo verificato e le cose non stanno proprio come dice Magi.
Perché si parla di regolarizzazione dei migranti
Negli ultimi giorni si sta discutendo molto di una proposta avanzata dalla ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova (Italia Viva), secondo la quale sarebbe necessario regolarizzare decine di migliaia di immigrati che si trovano illegalmente in Italia per sopperire alla mancanza di forza lavoro nell’agricoltura, e non solo, a causa dell’emergenza coronavirus.
Al momento il governo sta discutendo su questa ipotesi (su cui si sa ancora poco di concreto, per esempio sulla durata di un’eventuale regolarizzazione e sul numero di persone coinvolte), ma sono già nate divisioni all’interno della maggioranza.
La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese (che è una tecnica) sembra essere favorevole alla regolarizzazione, ma solo per i braccianti agricoli e per chi fa lavori domestici (colf, badanti etc.). A favore della proposta di Bellanova c’è anche il Partito democratico di Nicola Zingaretti, mentre contro – come abbiamo visto – si è schierato il Movimento 5 stelle di Crimi.
Che cosa c’entra la Bossi-Fini
Oltre che alla regolarizzazione dei migranti, Magi fa riferimento anche alla cosiddetta legge “Bossi-Fini” (la n. 189 del 30 luglio 2002), che prende il nome dai suoi due firmatari, l’ex leader della Lega Umberto Bossi e l’ex leader di Alleanza nazionale Gianfranco Fini.
Come abbiamo spiegato in passato, la legge “Bossi-Fini” – oggi ancora in vigore – ha modificato le precedenti norme su immigrazione e asilo che erano contenute nel “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero” (il decreto legislativo n. 286 del 25 luglio 1998, n. 286) emanato in conformità alla delega contenuta nella legge “Turco-Napolitano” (la n. 40 del 6 marzo 1998, n. 40).
In particolare la “Bossi-Fini” ha introdotto due novità significative per i cittadini extracomunitari che vogliono cercare lavoro in Italia.
La prima novità riguarda (art. 5 e 6) l’introduzione di un contratto di soggiorno per lavoro subordinato come condizione necessaria per il rilascio di un permesso di soggiorno per motivi di lavoro.
Il “contratto di soggiorno” è un adempimento burocratico stipulato con un datore di lavoro: in sostanza significa che il permesso di soggiorno può essere rilasciato soltanto a chi ha già un lavoro.
La seconda novità riguarda invece l’eliminazione dell’istituto della “sponsorizzazione” (regolata dall’art. 23 del Testo Unico sull’immigrazione). Quest’ultima permetteva l’ingresso in Italia per motivi di lavoro ai cittadini stranieri senza contratto che avevano una persona di riferimento in Italia disponibile a garantire economicamente per loro, per «consentirgli l’inserimento nel mercato del lavoro».
A causa delle modifiche introdotte dalla “Bossi-Fini”, l’unica via legale percorribile per un cittadino extraeuropeo che vuole venire a lavorare in Italia è dunque quella di ottenere un lavoro nel nostro Paese prima di arrivare sul territorio italiano.
Se da un lato l’entrata in vigore della Bossi-Fini ha ristretto le possibilità di ingresso in Italia per motivi di lavoro, dall’altro lato ha anche introdotto una regolarizzazione.
L’art. 33 della “Bossi-Fini” ha infatti dato la possibilità ai datori di lavoro di mettere in regola – entro certi limiti di tempo – eventuali lavoratori irregolari che nel 2002 fossero già impiegati in attività di assistenza e lavoro domestico presso famiglie italiane.
All’epoca, di questa sanatoria beneficiarono oltre 641 mila stranieri illegalmente presenti in Italia, un numero superiore ai 600 mila migranti di cui si sente parlare in questi giorni come potenziali beneficiari della nuova regolarizzazione.
Vediamo adesso se regolarizzazione e superamento della “Bossi-Fini” sono davvero «nell’accordo di governo» tra Pd e M5s, oppure no.
Che cosa dice l’accordo di governo tra Pd e M5s
Il 4 settembre 2019 il Partito democratico, il Movimento 5 stelle e Liberi e Uguali – i tre partiti di maggioranza, a cui si è poi aggiunta Italia Viva – hanno firmato un “Programma di governo” basato su 29 punti.
Come abbiamo già scritto in passato, più della metà delle promesse contenute in questo accordo erano già presenti nel Contratto di governo, firmato a maggio 2018 da Luigi Di Maio e Matteo Salvini per dare vita al governo Conte I.
Nello specifico, il punto 18 del “Programma di governo” tra Pd e M5s è quello dedicato al tema dell’immigrazione e si può riassumere essenzialmente in tre impegni.
Il primo propone di promuovere una forte risposta europea al problema della «gestione dei flussi migratori» in primo luogo «riformando il Regolamento di Dublino».
Quando si parla di “Dublino” in tema di immigrazione, generalmente si fa riferimento al Regolamento di Dublino III che stabilisce criteri e meccanismi per stabilire lo Stato competente per l’esame di una domanda d’asilo presentata in uno degli Stati membri dell’Ue.
Ad oggi il Regolamento di Dublino non è stato riformato.
Il secondo impegno sull’immigrazione del “Programma di governo” riguarda la definizione di una nuova normativa che «persegua la lotta al traffico illegale di persone e all’immigrazione clandestina, ma che – nello stesso tempo – affronti i temi dell’integrazione».
Il riferimento implicito è necessariamente alla normativa vigente, quindi alla legge “Bossi-Fini”. Tuttavia non viene specificato in che modo la si voglia cambiare e quali aspetti in particolare vadano modificati. Inoltre non viene fatto nessun cenno alla «regolarizzazione» di cui parla invece Magi e di cui si sta discutendo molto negli ultimi giorni.
Infine, il terzo impegno preso dal governo Pd-M5s sull’immigrazione prevede modifiche della «disciplina in materia di sicurezza», «alla luce delle recenti osservazioni formulate dal Presidente della Repubblica».
In questo caso si fa riferimento ai due decreti “Sicurezza” voluti da Salvini da ministro dell’Interno, su cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva sollevato alcune «perplessità».
Anche in questo caso, però, per il momento la promessa contenuta nel “Programma di governo” non è ancora stata mantenuta: i due decreti “Sicurezza”, infatti, non sono stati modificati.
Il verdetto
Secondo Riccardo Magi, la «regolarizzazione» dei migranti presenti illegalmente in Italia e «il superamento della Bossi-Fini» sono presenti nell’accordo di governo firmato a settembre 2019 da Pd e M5s.
Abbiamo verificato che cosa dice il testo dell’intesa e il deputato di +Europa è impreciso.
In tema immigrazione, il “Programma di governo” dell’esecutivo Conte II propone tre cose: promuovere in sede europea la riforma del Regolamento di Dublino, una nuova normativa contro l’immigrazione clandestina, con maggiore attenzione all’integrazione, e la revisione dei cosiddetti “decreti Sicurezza”.
Da un lato, in nessun passaggio si parla della possibilità di regolarizzare i migranti attualmente senza un permesso di soggiorno in Italia.
Dall’altro lato, è vero – seppure a grandi linee – che l’accordo di governo tra Pd e M5s ha promesso di riformare le norme attuali sull’immigrazione, superando dunque quelle in vigore, ossia la legge “Bossi-Fini”, per di più in un’ottica di maggiore integrazione.
Al momento questi impegni non sono stati rispettati.
Nel complesso Magi si merita un “Nì”.
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