Il ministro della Giustizia Orlando, recatosi a Strasburgo per una serie di incontri con i vertici del Consiglio d’Europa e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, dà una misura ai risultati raggiunti dal governo italiano in vista della risoluzione dell’emergenza carceraria, una misura impellente prima della scadenza del 28 maggio prossimo concessa all’Italia dalla Corte Europea per risolvere la questione.



Nella sentenza Torreggiani e altri c. Italia dell’8 gennaio 2013, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo aveva infatti ingiunto allo Stato italiano, per la violazione dell’art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, di introdurre entro il termine di un anno dal momento di definitività della sentenza “un ricorso o un insieme di ricorsi interni idonei ad offrire un ristoro adeguato e sufficiente per i casi di sovraffollamento carcerario, in conformità ai principi stabiliti dalla giurisprudenza della Corte“. La sentenza è divenuta poi definitiva il 27 maggio 2013, quando la Grande Camera ha deciso di non accogliere la domanda presentata dal Governo italiano per il riesame della sentenza dell’8 gennaio.



Dopo questa necessaria (e un po’ tediosa) nota di background partiamo con il fotografare la situazione attuale: i dati del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) più freschi rispetto alla data della dichiarazione, risalenti a febbraio 2014, asseriscono che, a fronte di una capienza regolamentare di 47.857, i detenuti presenti sono 60.828. La forbice tra il numero di detenuti e posti disponibili è dunque pari a circa 13 mila unità (12.971 per l’esattezza).



Il ministro della Giustizia non specifica il termine di paragone ma andiamo a ritroso per verificare se c’è stata una reale diminuzione della forbice e in quale misura. Nell’aggiornamento immediatamente precedente a quello di febbraio (gennaio 2014) si apprende che, a fronte di una capienza di 47.711 posti, le carceri italiane ospitavano 61.449 detenuti, con una forbice pari a circa 13.500 unità.



Vista la sede e l’occasione della dichiarazione prendiamo come termine di paragone i riferimenti temporali riportati nella sentenza Torreggiani. Nel testo della sentenza (punto 23) si legge che nel 2010 le carceri italiane ospitavano 67.961 detenuti per una capienza di 45 mila unità (numeri confermati dai dati del Dap al 31 dicembre 2010), dunque quasi 23 mila in più rispetto alla capienza regolamentare. Al punto 29 si legge che ad aprile 2012 i detenuti erano 66.585, circa 1.500 in meno rispetto al 2010. Guardando anche i dati precedenti alla sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, risalenti al dicembre 2012, si registra che su una capienza di 47.040 i detenuti erano 65.701: circa 18.600 in più di quanti dovrebbe ospitarne regolarmente.



Dunque è evidente che il ministro Orlando compie un arrotondamento sui numeri e manca di dare riferimenti temporali precisi. E’ indubbio che ci sia stata una forte riduzione della forbice tra posti e detenuti rispetto agli anni precedenti – un quasi dimezzamento rispetto al 2010 e ad aprile 2012. Tuttavia, i dati più aggiornati disponibili dicono che la forbice è ancora a 13 mila, quasi 10 mila: “Ceri quasi” per il ministro!