Il conflitto in Siria, scoppiato nel marzo 2011, non ha ancora trovato una soluzione, come dichiara il ministro Bonino (per chi volesse un background del conflitto suggeriamo questa Prezi di Eugenio Dacrema, ricercatore Ispi dell’Area Mediterraneo e Medio Oriente).



Verifichiamo se i tragici numeri citati dal ministro sono corretti.



L’Onu ha smesso di pubblicare aggiornamenti sul numero delle vittime del conflitto a gennaio di quest’anno, poiché non poteva garantire l’affidabilità delle sue fonti. L’ultima stima è stata rilasciata da Ban-Ki Moon, segretario generale dell’organizzazione, e risale a luglio 2013: egli già parlava di “oltre 100.000 morti”. Difficile immaginare che numeri più affidabili siano in mano ad altre organizzazioni che provano a tenere traccia del drammatico numero delle perdite umane; tuttavia a fine dicembre è stata data una stima di 130.433 morti ripresa da svariati canali, tra cui Reuters (aggiungiamo che questo numero è ripreso da un’organizzazione anti-Assad la “Syrian Observatory for Human Rights”). Il ministro cita lo stesso dato anche se si mantiene prudente (“circa 130 mila persone sono già morte”): probabilmente sarebbe stato più opportuno attenersi al numero rilasciato dalle Nazioni Unite, ovvero “oltre 100.000 morti”.



Per quanto riguarda i 2,3 milioni di siriani fuggiti nei Paesi confinanti, il dato è vero e anzi presumibilmente un po’ sottostimato. Infatti, già al 6 febbraio i soli rifugiati registrati nei quattro Paesi confinanti (Turchia, Libano, Giordania e Iraq) erano pari a 2,322,120, secondo quanto riportato dall’Unhcr.



La Bonino sembra non sbagliarsi sui numeri degli sfollati interni e il totale di civili coinvolti. I dati di gennaio 2014, rilasciati da Usaid, – l’agenzia per lo sviluppo del governo americano – parlano di 6,5 milioni di sfollati interni e 9,3 milioni di persone bisognosi di assistenza umanitaria, quasi la metà di tutta la popolazione.



Numeri tutto sommato precisi (seppur non precisissimi) per Emma Bonino: “Vero” da Pagella Politica.