Il 4 febbraio la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, in visita alle cantine Masciarelli in provincia di Chieti (in Abruzzo), ha detto che «la Commissione europea guidata da Jean-Claude Juncker costa ogni anno ai cittadini europei 510 milioni di euro […], di cui 80 mila euro di alcol».

Ma le cifre citate da Meloni sono corrette? Abbiamo verificato.

Quanto costa la Commissione europea

La Commissione europea è il braccio esecutivo dell’Unione europea: i suoi compiti principali sono proporre nuove leggi, controllare l’applicazione del diritto comunitario, rappresentare la Ue nello scenario internazionale e attuare le decisioni prese dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Ue.

Tra gli organi europei, la Commissione è quella con più dipendenti – oltre 32.500 (dati 2017) – seguita dal Parlamento (con 7.500 dipendenti, più gli europarlamentari) e il Consiglio dell’Ue (3.500 dipendenti). Ha uffici in tutti gli Stati membri, ma la maggior parte dei suoi servizi ha sede in Lussemburgo o a Bruxelles, dove – insieme a Strasburgo – si tengono le riunioni settimanali dei commissari.

Ma quanta parte del budget dell’intera Ue viene dedicato ogni anno per l’amministrazione della Commissione?

Come spiega la stessa Unione europea, ogni bilancio annuale «si inserisce in un piano di spesa a lungo termine della durata di sette anni, il cosiddetto quadro finanziario pluriennale, che consente all’Ue di pianificare programmi di spesa concreti con diversi anni di anticipo». L’attuale quadro finanziario riguarda quindi il periodo tra il 2014 e il 2020.

Per le spese relative all’amministrazione, nel 2018 l’Ue ha impiegato circa 9,6 miliardi di euro (ossia il 6,6 per cento del budget totale, del valore di oltre 144 miliardi di euro), di cui 7,6 miliardi di euro per le spese amministrative di tutte le sue istituzioni e due miliardi di euro per i trattamenti pensionistici dei suoi dipendenti.

Per quanto riguarda la sola Commissione europea, nel 2018 la sua amministrazione è costata circa 1,1 miliardi di euro (una cifra simile al costo annuale della nostra Camera dei deputati). Come mostra il testo ufficiale della legge di bilancio europeo, tra le numerose voci di spesa ci sono quelle relative ai funzionari, al personale esterno, all’acquisto o alla locazione di immobili, alla sicurezza e sorveglianza e ad assicurazioni varie.

Qual è la fonte dei dati?

Il dato citato da Meloni (510 milioni di euro) corrisponde alla metà di quanto realmente costa amministrare la Commissione in un anno. La leader di Fratelli d’Italia non specifica a quali singole voci di spesa faccia riferimento, ma si possono fare delle supposizioni.

I 510 milioni di euro si ottengono, per esempio, se si prendono in considerazione solo i costi relativi alle «infrastrutture e logistica» delle due sedi di Bruxelles (410,2 milioni di euro) e Lussemburgo (95,3 milioni di euro). Ma si tratta di ipotesi.

Meloni non indica quale sia la fonte dei suoi dati, ma è possibile l’ex ministra usa i numeri contenuti in un articolo del quotidiano La Verità, pubblicato il 4 febbraio e citato da un post sulla pagina Facebook ufficiale di Fratelli d’Italia.

Anche l’articolo però non chiarisce con quale calcolo si ottengano i 510 milioni, ma contiene il dato sul secondo elemento da verificare nella dichiarazione di Meloni: gli 80 mila euro spesi in alcolici dalla Commissione.

La Commissione spende ogni anno 80 mila euro in alcolici?

Abbiamo contattato la Commissione europea, che ci ha detto di non avere dati su quanto spende l’istituzione in un anno in alcolici. Inoltre, la Commissione ha sottolineato che la voce di spesa è vaga (che cosa si intende per un alcolico? una birra? una bottiglia di vino?) e quasi impossibile da calcolare con precisione. Basti tenere conto, per esempio, di tutti i rimborsi spese di funzionari e dipendenti e degli eventi organizzati dall’organo europeo che hanno comportato l’acquisto di alcolici all’interno, ad esempio, di un servizio di catering.

L’articolo della Verità cita come fonte «il portale delle gare d’appalto relative alle strutture occupate dalle istituzioni continentali». Il sito in questione si chiama eTendering, e contiene tutti gli annunci dei bandi di gara indetti dall’Unione europea. Utilizzando le parole chiave legate alle bevande, si trova che il 5 settembre 2017 è stato pubblicato il testo per una gara d’appalto intitolata: “Fornitura di generi alimentari e bevande per le mense e i ristoranti della Commissione europea nel Granducato di Lussemburgo”.

Come spiega la descrizione del bando, «l’appalto riguarda la fornitura di generi alimentari per i servizi di ristorazione della Commissione europea nel Granducato di Lussemburgo, con consegne presso 10 siti».

Tra i 17 lotti in cui è suddiviso l’appalto – che ha una durata di 36 mesi – i numeri 15 e 16 fanno riferimento alla fornitura di birra e vino, per un valore totale di 80 mila euro, Iva esclusa. Altri lotti hanno un valore ben maggiore, come quello per il pane e i pasticcini freschi (310 mila euro), oppure quello per il burro, le uova e i formaggi (559 mila euro).

Ma di quante bottiglie stiamo parlando? Si tratta di alcolici “pregiati”? Analizziamo il lotto del vino.

Come mostra una tabella allegata al bando di gara (qui scaricabile), la richiesta dell’offerente deve corrispondere ogni anno 5.855 unità, tra cui 1.670 confezioni tra i 5 e i 10 litri di vino bianco da cucina e 500 bottiglie tra i 20 e i 30 centilitri di vino rosso.

In sostanza, gli 80 mila euro di cui parla Meloni non corrispondono alla spesa annuale “in alcol” della Commissione europea. Il dato è il valore stimato per la fornitura di birra e vino delle mense della sede dell’istituzione europea in Lussemburgo, dove i prodotti sono poi comprati dai clienti delle strutture (dove, secondo le recensioni, non si mangerebbe neppure male).

Il verdetto

Secondo Giorgia Meloni, la Commissione europea costa ai contribuenti europei 510 milioni di euro all’anno, di cui 80 mila sarebbero spesi in alcolici. La leader di Fratelli d’Italia è imprecisa per almeno due motivi. In primo luogo, nel 2018 le spese di amministrazione della Commissione sono state di circa 1,1 miliardi di euro, il doppio di quanto riportato da Meloni.

In secondo luogo, è vero che l’istituzione europea spende 80 mila euro in alcolici, ma per un motivo assai ragionevole: i suoi servizi di mensa nella sede in Lussemburgo. È comunque molto difficile stimare le spese relative a questa voce – come confermatoci dalla stessa Commissione – e la cifra citata da Meloni fa riferimento a una specifica gara d’appalto per la fornitura, tra le varie cose, di birra e vino. In conclusione, Meloni merita un “Nì”.