Il rinnovamento della classe dirigente italiana è uno dei leitmotiv del dibattito pubblico italiano a cui Beppe Grillo non manca di contribuire anche nel post-elezioni.


Nel maggio 2012 la Coldiretti ha diffuso i risultati del primo report sull’età media della classe dirigente italiana in tempo della crisi, commissionato dall’Organizzazione degli Imprenditori Agricoli all’Università della Calabria.


In occasione della presentazione dello studio – svoltasi durante l’Assemblea dei Giovani della Coldiretti, il 17 maggio scorso – i risultati erano stati ripresi da molti mezzi d’informazione nazionali come Corriere.it e il Sole24ore. Purtroppo non è possibile rintracciare su internet il rapporto completo, ma una nota sul sito della Coldiretti presenta schematicamente gli esiti. Come si vede dal prospetto, l’indagine ha utilizzato dieci categorie (la categoria “Istituzioni” include tre sottocategorie: Governo, Senato, Camera). 


Per le tre categorie menzionate da Grillo, l’età media è perfettamente sovrapponibile a quella dei risultati dello studio (67 per i dirigenti delle banche, 63 per i professori universitari e 61 per i dirigenti delle partecipate statali), così come la media generale (59 anni).


Riguardo alla parte della dichiarazione in cui Grillo sottolinea che la classe dirigente italiana è la più vecchia d’Europa, il documento, alla seconda riga – dopo aver riportato l’età media – usa la formula “la più vecchia d’Europa”, anche se non fornisce i dettagli della comparazione per ogni categoria, fatta eccezione per i “primi ministri” e i professori universitari. Nel caso di questi ultimi, mentre in Italia uno su quattro ha più di sessant’anni, in Francia e Spagna sono il 10% del totale e in Gran Bretagna l’otto. Dal momento che non ci risulta che recentemente siano state realizzate altre ricerche per indagare sull’anagrafica della classe dirigente, non ci resta che attestare che Beppe Grillo abbia letto i risultati dello studio e che li abbia riportati senza nessuna sbavatura. “Vero”!