Il 16 marzo il senatore del Movimento 5 stelle Elio Lannutti – già famoso per aver diffuso in passato teorie cospirazioniste – ha scritto su Twitter che contro il coronavirus esiste l’Abidol, «un farmaco utilizzato contro i più comuni virus dell’influenza» che funzionerebbe «impedendo al virus di attraversare la membrana delle cellule e di penetrare al loro interno per replicarsi». «Abidol 20 mg – ha aggiunto Lannutti – si acquista in Russia nelle farmacie».
Questa notizia è però falsa e circola da diversi in giorni, e in diverse versioni, sui social e su WhatsApp.
Come abbiamo scritto di recente, e come ripetono il Ministero della Salute e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), al momento non ci sono farmaci specifici per curare la Covid-19 (la malattia causata dal Sars-CoV-2).
Ma andiamo a vedere i dettagli.
Di che farmaco stiamo parlando
Lannutti parla erroneamente di Abidol, che non è in vendita in Russia, ma fa molto probabilmente riferimento all’Arbidol, disponibile in Russia e al centro di diverse notizie false negli ultimi giorni (chiamato spesso anche Abidol in queste storie). Sono due farmaci diversi: il primo ha come principio attivo il tramadol, mentre il secondo un altro.
Come ha spiegato il 17 marzo la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), l’Arbidol «è un farmaco il cui principio attivo è l’umifenovir con azione antivirale e il suo scopo è proprio quello di mitigare o abbreviare i sintomi delle malattie da virus, in particolare di quelli che causano l’influenza».
Il primo problema è che neppure per l’influenza è chiaro quanto sia efficace questo medicinale, tanto che in Italia e negli Stati Uniti, come sottolinea Fnomceo, l’Arbidol non è in vendita, mentre in Russia sì.
«In queste settimane il suo uso è stato proposto anche per Covid-19, la malattia causata da Sars-Cov-2 (popolarmente detto “Coronavirus”)», spiega Fnomceo, ma al momento non c’è assolutamente nessuna evidenza scientifica che supporti la sua efficacia contro il coronavirus.
Il 7 febbraio 2020 l’Istituto superiore di sanità (Iss) aveva scritto sul suo sito ufficiale che l’umifenovir – il principio attivo alla base di Arbidol – «avrebbero mostrato un’attività contro il virus in vitro», dunque in laboratorio e non su pazienti umani.
Ad oggi è vero che in Cina sono stati avviati diversi progetti di sperimentazione sull’Arbidol (così come sull’Abidol), ma al momento nessuno di questi dimostrerebbe quanto sostenuto da Lannutti.
«Non ci sono quindi particolari motivi per ritenere che questo farmaco sia preferibile ad altri già utilizzati o che abbia effetti particolarmente favorevoli, e non si può ritenere questo farmaco come “la cura” per la malattia causata da Sars-Cov-2», conclude Fnomceo. «Si deve aggiungere che gli studi in proposito sono pochi e in genere su riviste scientifiche di basso impatto».
Come abbiamo scritto di recente, quando sentite parlare di farmaci e coronavirus ricordate sempre che si sta parlando di medicinali utilizzati per altre malattie, che hanno però bisogno di severi controlli sperimentali sui pazienti per capire se possano avere effetti positivi anche per la Covid-19. Ad oggi questi controlli sperimentali sono ancora in corso e non ci sono risultati definitivi su cui fare affidamento.
Il verdetto
Secondo il senatore del M5s Elio Lannutti, contro il coronavirus esisterebbe un farmaco, acquistabile in Russia, in grado di bloccare la replicazione del nuovo coronavirus Sars-CoV-2. Questa notizia è falsa.
Ad oggi non esistono medicinali specifici in grado di contrastare il nuovo coronavirus.
Nello specifico il farmaco in questione – che in Italia non è infatti in vendita – è un antivirale, il cui effetto sull’influenza è oggi dubbio. A maggior ragione ci sono dubbi che possa essere efficace contro la Covid-19, anche se sono iniziati (ma non terminati) i primi esperimenti in proposito.
In ogni caso il senatore del M5s trasmette un messaggio pericoloso e fuorviante. Per questo si merita un “Panzana pazzesca”.
«Da quando c’è questo governo, abbiamo votato in 11 tra regioni e province autonome, forse 12 tra regioni e province autonome. È finita 11 a uno»
30 ottobre 2024
Fonte:
Cinque minuti – Rai 1