Con l’operazione Triton, il ministro dell’Interno Alfano annuncia un seguito alla tanto discussa operazione Mare Nostrum, nata pochi giorni dopo il tragico naufragio di Lampedusa avvenuto il 3 ottobre 2013. Il Ministro si è occupato quotidianamente dell’operazione volta ad affrontare l’elevata pressione migratoria, eppure i suoi numeri non combaciano esattamente con quelli dell’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea- Frontex, che continua a richiedere più aiuto da parte degli Stati membri dell’UE.



Cos’è Triton?



Secondo quanto annunciato da Frontex, le attività dell’operazione Triton, che dovrebbe partire il primo novembre, saranno principalmente destinate ad appoggiare le autorità italiane nel controllo delle frontiere nel Mediterraneo, più specificamente la zona marittima a sud della Sicilia e delle isole Pelagie, cosí come le aree costiere della Calabria. Frontex opererà sotto il comando e controllo delle autorità italiane, e le sue azioni saranno coordinate con la Guardia di Finanza, la Guardia Costiera e la Marina.



Il budget mensile di Triton dovrebbe aggirarsi intorno ai 2,9 milioni di euro mensili, e i primi fondi stanziati per il lancio e la prima fase dell’operazione provengono dal Fondo Sicurezza Interna dell’Unione europea e dal budget di Frontex. Rimane ancora da vedere se il Parlamento europeo ed il Consiglio europeo saranno d’accordo sull’eventuale aumento di fondi destinati a Frontex per il 2015, che permetterà all’operazione di proseguire con la stessa intensità dei primi mesi.



Chi sono i partecipanti, e cosa offrono?



Il 13 ottobre, solo tre giorni prima della dichiarazione di Alfano, Frontex annunciava di aver ricevuto offerte di attrezzatura tecnica e guardie costiere da parte di 15 Paesi Membri dell’Unione europea. Più specificamente, Finlandia, Spagna, Portogallo, Paesi Bassi, Lettonia, Francia e anche l’Islanda, Paese ancora in fase di accessione all’Unione, avrebbero offerto attrezzature ed esperti, mentre Romania, Austria, Polonia e Svizzera, anche quest’ultimo non parte dell’UE, avrebbero acconsentito ad altre forme di supporto, limitandosi a squadre di esperti. Ad oggi, Frontex non ha presentato aggiornamenti alla lista di Paesi partecipanti all’operazione, e non esistono altre fonti ufficiali che confermano la partecipazione di 18 Paesi, numero fornito da Alfano.



I precedenti



Nella sua dichiarazione Alfano afferma che un’operazione di questo tipo è “senza precedenti”. Esistono in realtà altre operazioni congiunte che prevedono la condivisione di equipaggiamento, personale ed esperti, come per esempio Atalanta, un’operazione anti-pirateria portata avanti dall’EUNAVFOR, la forza navale europea per la Somalia. Sono 21 gli Stati membri che partecipano all’operazione, e una delle navi che compone la flotta europea è proprio italiana, l’ITS Andrea Doria. Ricordiamo però che Atalanta è un’operazione congiunta che fa parte della politica di sicurezza e difesa europea, gestita quindi dal Servizio Europeo per l’Azione Esterna (SEAE) e non da Frontex o la Commissione europea. Il primato reclamato da Alfano è comunque impreciso se si considera che esistono già operazioni che prevedono il tipo di condivisione a cui lui fa riferimento.



Il futuro di Mare Nostrum



Ci permettiamo una piccola digressione per segnalare che, nonostante il Ministro dell’Interno abbia annunciato la chiusura di Mare Nostrum, decisione che spetta proprio all’Italia, la Commissaria per gli Affari Interni dell’Unione europea (designata ora Commissaria per il Commercio internazionale) Cecilia Malström ha sottolineato l’insostituibilità di Mare Nostrum, le cui attività vanno al di là dello scopo di Triton. La preoccupazione è condivisa da Amnesty International, che teme tragiche ripercussioni nel Mediterraneo.



Pagella Politica si limita invece a valutare quanto specificamente affermato da Alfano, che, fiero di Triton, pecca però d’imprecisione: “C’eri quasi”.