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L’Italia ha un numero di morti sul lavoro più alto della media Ue

| 18 aprile 2024
La dichiarazione
«Anche a livello europeo, il nostro Paese ha un solo indicatore sopra la media Ue per gli infortuni, quello relativo ai morti. Ma questo perché l’Italia ha inserito il Covid tra le cause di infortunio sul lavoro, a differenza della stragrande maggioranza degli altri Paesi. Infatti, prima della pandemia eravamo al di sotto della media europea»
Fonte: La Stampa | 13 aprile 2024
ANSA/ETTORE FERRARI
ANSA/ETTORE FERRARI
Verdetto sintetico
La dichiarazione della ministra del Lavoro non è supportata dai numeri.
In breve
  • Per confrontare il numero di morti sul lavoro a livello europeo, Eurostat calcola il tasso standardizzato di incidenza, ossia il numero di morti ogni 100 mila lavoratori, aggiustato per il peso dei singoli settori economici. TWEET
  • Nel 2021 il tasso italiano era superiore alla media europea. È vero che i singoli Stati hanno adottato regole diverse per conteggiare i morti da Covid-19 sul lavoro, ma il dato del nostro Paese è sempre stato superiore alla media europea anche prima dell’inizio della pandemia. TWEET
Il 13 aprile, in un’intervista con La Stampa, la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Elvira Calderone ha commentato l’incidente del 9 aprile nella centrale idroelettrica di Bargi, dove sono morte sette persone, e ha parlato di quanto sia diffuso il fenomeno delle morti sul lavoro in Italia.

«I numeri vanno letti con attenzione», ha detto Calderone. Secondo la ministra, infatti, l’Italia ha più morti sul lavoro rispetto alla media europea solo perché ha inserito la Covid-19 «tra le cause di infortunio sul lavoro». Questa tesi sarebbe supportata dal fatto che «prima della pandemia eravamo al di sotto della media europea», ha aggiunto la ministra. In realtà i numeri dicono il contrario.

I morti sul lavoro nell’Ue

Le statistiche sulle morti sul lavoro nei 27 Paesi membri dell’Unione europea sono raccolte periodicamente da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Ue. I dati più aggiornati sono stati pubblicati a ottobre e fanno riferimento al 2021.

Per evitare confronti poco attendibili, quando si paragonano i numeri delle morti sul lavoro tra i vari Stati europei bisogna considerare almeno due fattori. Il primo fattore è il numero di lavoratori: Paesi più grandi, più popolosi e con più occupati hanno un numero di morti sul lavoro più alto in valori assoluti. Il secondo fattore riguarda la diversa “pericolosità” dei settori lavorativi, che non sono rappresentati allo stesso modo nei singoli Stati. Per esempio, le costruzioni e i trasporti sono settori con un maggior rischio di morire sul lavoro: per avere un confronto il più affidabile possibile tra i vari Paesi Ue bisogna dunque considerare quanti lavoratori sono occupati nei settori più pericolosi e in quelli meno.

Entrambi questi fattori stanno alla base di uno specifico indicatore calcolato da Eurostat: il cosiddetto “tasso standardizzato di incidenza”. Questo tasso indica il numero di morti sul lavoro ogni 100 mila lavoratori, aggiustato per le dimensioni dei singoli settori economici (per chi volesse approfondire, qui è spiegata nel dettaglio la metodologia usata per calcolare questo indicatore).

Nel 2021 l’Italia ha registrato un tasso standardizzato di incidenza pari a 3,17 morti ogni 100 mila lavoratori, l’ottavo dato più alto tra i Paesi Ue, contro una media europea pari a 2,23 (Grafico 1). Tra gli altri grandi Paesi Ue, la Francia ha un dato più alto di quello italiano (4,45), mentre Germania (1,08) e Spagna (2,49) hanno numeri più bassi. Al primo posto c’è la Lituania (5,45), all’ultimo i Paesi Bassi (0,43).
Grafico 1. Il tasso standardizzato di incidenza dei morti sul lavoro ogni 100 mila lavoratori – Fonte: Eurostat
Grafico 1. Il tasso standardizzato di incidenza dei morti sul lavoro ogni 100 mila lavoratori – Fonte: Eurostat

Quanto c’entra la Covid-19

Secondo Calderone, l’Italia ha un numero di morti sul lavoro superiore alla media europea perché, a differenza di altri Paesi, conteggia le morti causate dalla Covid-19. A sostegno di questa tesi, la ministra del Lavoro ha detto che «prima della pandemia eravamo al di sotto della media europea». Le statistiche di Eurostat consentono di controllare anche queste due affermazioni.

Innanzitutto, è vero che dal 2020 in poi, ossia da quando è iniziata la pandemia di Covid-19, i singoli Stati Ue hanno usato criteri diversi per catalogare le morti di persone causate dalla malattia, contratta sul luogo di lavoro. Per esempio, l’Italia è tra i Paesi che ha riconosciuto l’infezione come causa di infortunio sul lavoro. Come spiega la stessa Eurostat in una nota metodologica, queste differenze possono aver creato problemi nel confronto tra i numeri. Va poi tenuto in considerazione che la pandemia ha ridotto le attività in alcuni settori lavorativi, mentre l’ha aumentata in altri (si pensi per esempio agli ospedali), influenzando così la dinamica del numero delle morti sul lavoro. Insomma, il 2020 e il 2021 sono stati due anni particolari.  

In ogni caso, i dati precedenti all’inizio della pandemia smentiscono la tesi della ministra Calderone. Nel 2019, infatti, l’Italia ha registrato un tasso standardizzato di incidenza di 2,61 morti sul lavoro, contro una media europea di 2,17. In generale, dal 2008 in poi (ossia da quando sono disponibili i dati Eurostat), il tasso italiano è sempre stato superiore a quello europeo. Dunque non è vero che l’Italia è sopra alla media Ue solo per colpa della Covid-19.

Il verdetto

Marina Elvira Calderone ha detto che l’Italia ha un numero di morti sul lavoro superiore alla media europea perché conteggia la Covid-19 «tra le cause di infortunio sul lavoro». Secondo la ministra del Lavoro, «prima della pandemia eravamo al di sotto della media europea». Abbiamo controllato e le cose stanno diversamente.

Nel 2021 l’Italia aveva un tasso standardizzato di incidenza delle morti sul lavoro più alto della media europea. È vero che a differenza di altri Paesi, l’Italia ha conteggiato alcune morti di Covid-19 tra quelle sul lavoro, ma il dato italiano è sempre stato più alto della media europea anche negli anni precedenti alla pandemia.

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