Il premier Letta colloca l’emergenza lavoro al centro del suo programma di governo. In attesa di poter valutare eventuali risultati, verifichiamo la sua conoscenza del fenomeno.
L’ultima rilevazione sulla disoccupazione giovanile si riferisce al mese di marzo 2013 ed è stata rilasciata il 30 aprile scorso. Dai dati Istat vediamo che il tasso di disoccupazione giovanile si attesta al 38,4%. Vale la pena sottolineare, come fa lo stesso Istat, che questa percentuale rappresenta l’incidenza della disoccupazione sul totale degli occupati e in cerca di lavoro, non sul totale dei giovani. I 635mila disoccupati sarebbero, infatti, “appena” il 10,5% del totale degli italiani nella fascia d’età 15-24 anni.
Passiamo alla seconda parte della dichiarazione: la disoccupazione giovanile cresce “ormai da anni”.
Usando l’archivio Eurostat per il tasso di disoccupazione giovanile (dati mensili), otteniamo un quadro del fenomeno dal 1983 ad oggi. Nel grafico qui di seguito riportato, ed elaborato da Pagella Politica, possiamo vedere subito che il tasso di disoccupazione giovanile nel nostro Paese si è collocato tra il 25 e il 30% per gran parte degli anni ’80 e ’90, scendendo solo a partire dai primi anni dello scorso decennio. Il minimo è stato raggiunto nel 2007, quando la disoccupazione è cascata al di sotto del 20%, raggiungendo il 19% nel febbraio 2007. Da quel momento, e soprattutto con lo scoppio della crisi nel 2008, l’aumento è stato costante ed inesorabile, arrivando a raddoppiare in sei anni.
Letta non sbaglia nel riportare un trend tristemente in aumento in corso ormai da 6 anni, ma indica un valore lievemente inferiore all’attuale tasso di disoccupazione giovanile. Vista la centralità di questo tema nei suoi messaggi da rappresentante delle istituzioni, e la facile reperibilità del dato, il premier si gioca la promozione a pieni voti e ottiene un “C’eri quasi”, nella speranza che riesca ad esaudire il suo desiderio ed invertire la tendenza, facendo finalmente calare l’incidenza della disoccupazione tra i giovani.