Un mese dopo l’annuncio “shock” del Premier russo Vladimir Putin, secondo il quale le adozioni dei bambini russi sarebbero consentite esclusivamente in Italia in quanto il Belpaese non riconosce i matrimoni gay, Renzi ritorna sull’argomento.



Egli presenta l’Italia come l’unico Paese occidentale a non avere una legge che riconosca le unioni civili – non necessariamente il matrimonio gay, punto ancora controverso in diversi Paesi. Non dimentichiamo che secondo una recente sentenza della Corte Europea dei Dritti dell’Uomo di Strasburgo (Valliantos ed altri contro Grecia), nei casi in cui uno Stato introduca una legge che riconosce effetti giuridici alle unioni civili registrate, non può limitarne l’applicazione alle sole coppie eterosessuali.



Tornando alla dichiarazione, la prima questione che affrontiamo è la definizione di “Occidente”, che appare meno cristallina di quanto non lo fosse durante la Guerra Fredda: per questo motivo ne considereremo due. Da una parte contempleremo l’Europa occidentale in termini classici, Grecia inclusa, così come Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda. Dall’altra potremmo azzardare una definizione più aperta e moderna che include non solo Europa occidentale, Stati Uniti e Canada, ma tutti i Paesi dell’Unione Europea: definizione giustificata dai principi e valori comuni dei Paesi dell’Ue. Come afferma l’Enciclopedia Treccani, infatti, dopo il crollo dei regimi socialisti anche i Paesi dell’Est europeo sono stati compresi nel concetto di Occidente.



Tenendo a mente queste premesse, vediamo fino a che punto ha ragione Renzi. Secondo la pagina web dell’Unione Europea sulle unioni civili, i Paesi dell’Ue storicamente occidentali che non riconoscono le unioni registrate sono solo Italia e Grecia. Non possiamo ignorare la sentenza della Corte di Strasburgo – che implica l’esistenza delle unioni civili in Grecia – e quest’articolo del giornale ellenico Kathimerini che spiega le limitazioni della legge vigente in Grecia sulle unioni civili. Tali restrizioni – che escludono la possibilità di trasferire i fondi di sicurezza sociale ai partner e, come già detto, l’unione tra due persone dello stesso sesso – fanno sì che l’unione civile greca venga considerata “incompleta” o, secondo il giudizio della Corte di Strasburgo, in violazione della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Per questo motivo è difficile sostenere che la Grecia riconosca le unioni civili nel senso comune, specialmente se consideriamo il contesto dei diritti omosessuali invocato nel discorso dei “matrimoni gay”, alla quale risponde Renzi.



Anche Svizzera, Norvegia, Liechtenstein, Andorra ed Islanda prevedono le unioni civili, come conferma l”Indice Arcobaleno” o il Rainbow Index dell’Ilga-Europe – la divisione europea dell’associazione internazionale gay e lesbica (per accedere all’indice è necessario scaricare il “Rainbow Index 2013”). I “piccoli” Stati di San Marino e Monaco non hanno una legislazione che contempli le unioni civili.



Per quanto riguarda Stati Uniti e Canada, invece, entrambi prevedono le unioni civili, anche se regolamentate a livello federale. Lo stesso vale per Nuova Zelanda e Australia, dov’è recentemente entrato in vigore l’Atto che consente il matrimonio gay.



Veniamo ora alla definizione di “Occidente” che include tutti i Paesi dell’Unione Europea. Prendendo di nuovo in considerazione gli indici dell’Unione Europea e dell’Ilga, osserviamo che l’Italia non è l’unico Paese dell’Unione Europea a non riconoscere le unioni civili: Bulgaria, Cipro, Estonia, Grecia (tenendo a mente quanto scritto sopra), Lettonia, Lituania (dove le unioni civili sono previste, ma non tra due persone dello stesso sesso), Malta, Polonia, Romania e Slovacchia accompagnano lo Stivale in questo record.



Un’interpretazione antiquata di “Occidente” darebbe quasi ragione a Renzi. Prendere in considerazione un’Europa “pre-caduta del muro di Berlino” sarebbe però eccessivamente anacronistico, ragion per cui non possiamo che considerare una definizione più moderna ed europeista di quel che significa “Occidente”, includendo quindi tutti i Paesi che ancora non prevedono le unioni civili: “Nì” per Renzi.