Alessandro Di Battista, vincitore del premio “Panzana 2014” per una sua affermazione alquanto discutibile sulla Nigeria, torna a parlare di terrorismo. Nel salotto di Porta a Porta, Bruno Vespa gli chiede di giustificare le sue controverse parole di questa estate sull’Isis. Il deputato grillino in prima istanza sostiene che la sua dichiarazione sia stata estrapolata dal contesto, poi elenca alcuni dati che siamo andati a verificare.
Il Global Terrorism Index
L’indice di cui parla Di Battista è stato effettivamente pubblicato dall’Institute for Economics and Peace, un istituto il cui “Global Peace Index” può annoverare tra i suoi endorser numerosi Premi Nobel per la Pace. Secondo la metodologia dello studio, gli attentati devono essere (1) intenzionali, (2) violenti (ivi inclusa la violenza sulla proprietà e non solo sulle persone) e (3) gli attentatori devono essere attori sub-nazionali – lo studio non considera quindi il cosiddetto “state terrorism”. Nel rapporto 2014, l’istituto ha censito in una mappa (che riportiamo in basso) tutti i casi dal 2000 al 2013.
I numeri
A pagina 14 del rapporto si legge effettivamente che il numero delle vittime di terrorismo nel 2013 – 18.000 circa – era circa cinque volte il livello del 2000. Di Battista però ha usato come anno di partenza il 2001, anno dell’attentato alle Torri Gemelle, seguito dalla dichiarazione di “Guerra al Terrore” da parte di George W Bush ed il conseguente inizio dell’operazione “Enduring Freedom” in Afghanistan. Nel 2001 invece, il numero dei morti era essenzialmente raddoppiato proprio a causa del micidiale attacco di Al Qaeda al World Trade Center. Ciò non toglie che l’aumento c’è stato e che il trend sia in aumento dallo scorso decennio.
Il verdetto
Non ci esprimiamo sull’opportunità e l’efficacia della critica del leader M5S alla “War on Terror” ma i suoi dati sono sostanzialmente corretti. Dal 2000 al 2013 le morti per terrorismo, come definite dal Global Terrorism Index correttamente citato da Di Battista, si sono moltiplicate per cinque. Di Battista sbaglia l’anno di partenza e perde un punto: “C’eri quasi”.