Nell’acceso dibattito per le quote rose, Angelino Alfano protegge il suo operato in difesa dei diritti delle donne. In questa dichiarazione, si prende in meriti di due atti che, a suo dire, sarebbero stati firmati da lui stesso, contribuendo fortemente alla tutela del “gentil sesso”.



Il primo dei due risale al 2009, quando al governo c’era Berlusconi. Il decreto legge sullo stalking – presentato a febbraio e approvato in via definitiva dal Senato a fine aprile – è stato proposto dai seguenti ministri: Roberto Maroni, all’Interno, il guardasigilli Angelino Alfano, e Maria Rosaria Carfagna, rappresentante del dicastero per le Pari Opportunità. il decreto in oggetto prevedeva: obbligatorietà della custodia cautelare in carcere per i delitti di prostituzione minorile, pornografia minorile, iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile, violenza sessuale, atti sessuali con minorenni, violenza sessuale di gruppo, arresto obbligatorio in fragranza per violenza sessuale e per violenza sessuale di gruppo, con conseguente possibilità di procedere con rito direttissimo, e, soprattutto ,l’introduzione del reato di atti persecutori o “stalking” (capo II articolo 7).



Nelle vesti di ministro dell’Interno dell’attuale legislatura, invece, Alfano ha presentato ad agosto un decreto cosiddetto “anti femminicidio”. Il testo, approvato in via definitiva a ottobre, introduce l’inasprimento delle pene per delitti di maltrattamento in famiglia perpetrati in presenza di minori, di violenza sessuale consumata ai danni di donne in stato di gravidanza, o fatti consumati a danni del coniuge, anche se separato o divorziato, e del partner.



Il dato sembra evidente: Angelino Alfano ha messo la firma sue due delle leggi che negli ultimi anni più si sono curati della tutela delle donne e della loro sicurezza. “Vero”.