Laura Boldrini puntualizza che la cosiddetta “tagliola” (chiamata anche “ghigliottina”) – ossia il passaggio diretto al voto finale di un decreto legge indipendentemente dalla fase dell’esame in Assemblea a cui si è arrivati – è uno strumento utilizzato a Palazzo Madama.
L’articolo 78 (comma 5) del regolamento del Senato stabilisce che “il disegno di legge di conversione, presentato dal governo al Senato è in ogni caso iscritto all’ordine del giorno dell’Assemblea in tempo utile ad assicurare che la votazione finale avvenga non oltre il trentesimo giorno dal deferimento”. A questo si aggiunge l’articolo 55, secondo cui è la Conferenza dei presidenti dei gruppi a decidere sia il tempo complessivo a disposizione di ogni gruppo sia la data entro cui gli argomenti iscritti nel calendario sono sottoposti a votazione. Così come spiegato in un documento, alla cui stesura ha partecipato il Comitato per la legislazione della Camera (pag. 5), la combinazione delle due disposizioni (articoli 55 e 78) fa sì che alla scadenza del tempo utile si passi alla votazione dell’articolo unico della proposta di conversione in legge e, eventualmente, degli emendamenti accolti dalla Commissione competente in sede referente. Lo stesso documento (pag. 67) indica che “l’applicazione della ghigliottina ai procedimenti di conversione è stata decisa dalla Conferenza dei presidenti del 30 novembre 1996 durante la XIII legislatura sulla base del combinato disposto degli articoli 78 comma 5 e 55 comma 5 del regolamento del Senato”.
L’archivio documentale del Senato ci permette di confermare l’esistenza di un precedente significativo verificatosi proprio durante la XIII legislatura. Il resoconto della seduta del 28 novembre 1996 informa (pag. 8) che, dopo la scadenza del trentesimo giorno, l’allora presidente del Senato Nicola Mancino – in seguito all’accordo raggiunto tra i presidenti dei gruppi (vedi pag. 7) ai sensi del combinato disposto dell’articolo 78 e 55 – ha fatto in modo che si procedesse al voto finale dei decreti legge in esame, previa votazione dei soli emendamenti approvati in Commissione. In seguito a verifica dei resoconti di assemblea al Senato a partire dalla XIII legislatura, abbiamo appreso che la possibilità di utilizzo della ghigliottina è stata prospettata dalla presidenza del Senato il 3 dicembre 2002 (pag. 5 del resoconto) in occasione di decreti (presentati dal governo al Senato). Un caso di utilizzo della facoltà di terminare la discussione e di procedere alla votazione finale si è verificato il 26 febbraio 2004 (pag. 26 del resoconto), quando la presidenza del Senato ha annunciato che, vista la scadenza dei termini costituzionali per la conversione del decreto in questione e successivamente alla decisione della Conferenza dei capigruppo, a partire dalle 13:30 di quel giorno sarebbero caduti tutti gli emendamenti e gli ordini del giorno non esaminati. Precisiamo che in questo caso non si trattava di un decreto presentato al Senato ma di un decreto già approvato al Senato e modificato alla Camera.
Per completezza d’informazione, così come segnalato nel documento della Camera citato in precedenza (pag. 67), segnaliamo che al contrario di quello del Senato, il regolamento della Camera non contempla l’utilizzo della ghigliottina. Per saperne di più relativamente alla prassi sviluppatasi alla Camera consigliamo di leggere il testo pubblicato dal Forum Costituzionale.
Detto ciò, premesso che non è uno strumento che viene applicato nel quotidiano al Senato, non possiamo negare un “Vero” a Laura Boldrini: “la tagliola” o “ghigliottina” è uno strumento previsto dal regolamento del Senato ed è stato anche fatto valere in alcune occasioni.