Sono ormai un paio di mesi che l’attenzione dell’opinione pubblica italiana si rivolge quasi quotidianamente agli eventi che si stanno sviluppando in Ucraina. Se fino a qualche mese fa quasi nessuno era a conoscenza dell’esistenza di differenze grammaticali tra ucraino e russo, adesso addirittura politici come Beppe Grillo, che di est Europa non hanno mai vantato particolari competenze, si esprimono in complesse analisi storiche e demografiche dell’ex “granaio” dell’Unione Sovietica. Tocca a noi vedere quanto di quello che afferma il leader del M5S é veritá.
Piccola introduzione: la considerazione di Grillo circa “l’imprevedibilitá” della situazione sembra essersi avverata – abbiamo assistito nelle ultime settimane all’invasione della Crimea da parte delle forze armate russe, all’introduzione del russo come lingua ufficiale, e ad una sempre piú probabile annessione a Mosca della Crimea.
Passiamo adesso alla sostanza della dichiarazione: é vero, alla luce dei fatti e di ció che sta avvenendo oggi, che il vecchio governo guidato da Viktor Yanukovich, sbriciolatosi dopo mesi di intense e continue proteste a Kiev ed altre cittá ucraine, fosse sostenuto invece da una parte della popolazione. Non dimentichiamo, infatti, che il Partito delle Regioni (frammentato e stravolto dagli eventi trascorsi recentemente) dell’ormai ex Presidente Yanukovich vinse le elezioni presidenziali del 2010 con il 49% dei voti e con procedure giudicate sostanzialmente trasparenti dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione Europea (Osce). Yanukovich, esponente della minoranza russofona che popola certe zone della parte est del Paese e la penisola di Crimea, arrivó alla vittoria in seguito alle performance deludenti del campo uscito vittorioso dalla “Rivoluzione Arancione” del 2004. Le continue diatribe politiche tra i due protagonisti del “campo arancione”, Viktor Yushchenko e Yulia Tymoshenko, unite al pesante impatto sull’economia ucraina generato dalla crisi finanziaria globale, contribuirono al risultato.
É vero inoltre che l’Ucraina é un Paese fortemente eterogeneo dal punto di vista etnico, religioso e linguistico, ben oltre quel che viene raccontato quotidianamente dalla stampa italiana ed internazionale. L’ultimo censimento ufficiale, condotto nel 2001, rivela infatti che il 77,8% della popolazione é di nazionalitá ucraina (ovvero 37,5 milioni di persone), il 17,3% di nazionalitá russa (8,3 milioni di individui) mentre il resto della popolazione é diviso in numerosissime altre minoranze che hanno contribuito enormemente alla storia del Paese (dai bielorussi ai tatari musulmani di Crimea, i vecchi abitanti della penisola di ceppo turco). I dati sono confermati pure dal Cia World Factbook. Tale eterogeneità si riflette a livello elettorale: le Regioni russofone hanno votato in gran parte Yanukovich e le Regioni ucrainofone hanno dimostrato un forte sostegno alla Tymoshenko.
Per quel che riguarda la Crimea, possiamo innanzitutto elencare una serie di certezze:
1) Nel 2001 (ultimo censimento ufficiale) i russi rappresentavano il 58,5% della popolazione, contro un 24,4% formato da ucraini ed un 12,1% da tatari musulmani (tornati sulla penisola in seguito alle deportazioni staliniane del 1944).
2) Non siamo in grado di provare che per i russi “la Crimea sia Russia”, come afferma Grillo. Possiamo solamente dire che, allo stato attuale, il Consiglio Supremo di Crimea ha adottato una dichiarazione di indipendenza dall’Ucraina ed indetto un referendum popolare per l’adesione alla Federazione Russa, da tenersi il 16 di marzo. Allo stesso modo, sembra che il parlamento russo (la duma) potrebbe considerare una proposta di legge che faciliti l’annessione di territori che lo richiedono.
3) É altresì vero che il 27 febbraio del 1954 la Pravda diffuse un asciutto comunicato di otto righe, in cui si comunicava la decisione, da parte del Soviet Supremo dell’Urss, di trasferire l’Oblast’ (regione) di Crimea dalla Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina (che sarebbero poi divenute, con la disgregazione dell’Urss, rispettivamente la Federazione Russa e l’attuale Ucraina). Alla seconda pagina del comunicato si specificavano le “vicinanze culturali, economiche e politiche tra Crimea e Ucraina”, incensando, tra l’altro, gli eventi trascorsi 300 anni prima in seguito al trattato di Pereyaslav del 1654 – l’accordo di protezione sottoscritto dallo zar Alessio I di Russia nei confronti del leader dei cosacchi di Zaporozhie, Bogdan Khmelnitsky, ribellatosi alla dominazione polacca. L’accordo, che sancí effettivamente l’allontanamento dell’Ucraina dalla sfera di influenza polacca e la sua entrata nella sfera russa, é tuttora visto da una parte della popolazione ucraina come una iattura mentre dall’altra come simbolo dell’amicizia e di unione perenne tra i due popoli. Sembra che sia proprio questa la ragione che spinse il Soviet Supremo, nel lontano 1954, a trecento anni dall’accordo, a celebrarne le conseguenze storiche, attuando un trasferimento amministrativo e adducendo motivazioni “culturali” che giá all’epoca non avevano sussistenza, e che hanno alla lunga portato alla delicata situazione attuale.
Insomma, il discorso di Beppe Grillo é sostanzialmente vero, ma contiene un bello svarione sul numero dei russi presenti in Ucraina. “C’eri quasi” (se solo sapessimo scriverglielo anche in ucraino senza ricorrere a google translate…).