Come riportato sia dall’Osce che dalla missione di monitoraggio dell’Ue, le elezioni che hanno avuto luogo in Tunisia poco più di un anno fa, alla fine di ottobre 2011, sono state “libere e giuste”, conformi alle norme internazionali, seppur con qualche imperfezione considerata quasi naturale per un Paese che sta affrontando una transizione democratica. È da considerarsi elevata, tenendo conto delle circostanze, anche l’affluenza alle urne, del 52% (54.1% nel Paese e 29.8% all’estero), un numero non significativo per un Paese democratico ma relativamente importante per uno alle prese con le prime elezioni democratiche.


Terzi non sbaglia nemmeno nell’affermare che la formazione del governo di transizione tunisino è sostenuta da una coalizione di partiti ampia: il principale partito nel Paese, al-Nahda, un partito islamico moderato, ha infatti formato una coalizione di governo con due partiti laici di centrosinistra, il Congresso per la Repubblica (Cpr) ed Ettakatol (Fdtl).


La situazione politica e sociale tunisina è caratterizzata da continui scontri e manifestazioni, una delle quali avvenuta il 23 ottobre, l’anniversario delle elezioni del 2011, contro la coalizione di governo.


In attesa delle prossime elezioni parlamentari e presidenziali – che avranno luogo nel giugno 2013, e che ci auguriamo portino più stabilità al Paese -diamo un “Vero” a Giulio Terzi che, nonostante la cautela necessaria nel descrivere situazioni delicate come la transizione tunisina, ha riportato informazioni fondamentalmente corrette.