Il dibattito sul sistema elettorale non è nuovo alla politica italiana, e la legge 21 dicembre 2005, n. 270, meglio conosciuta come “Porcellum”, non ne è esente. Già nel 2008 il Pd, nel suo programma elettorale, parlava di riformare il sistema elettorale (vedi punto 11), ed è tornato a farlo l’anno scorso in occasione della campagna elettorale per le elezioni politiche.
Il Pd non è il solo a richiederne una riforma; come suggerisce il presidente della Camera Laura Boldrini, infatti, “tutti” i partiti – o almeno i più importanti nel nostro sistema multipartitico – hanno fatto riferimento alla necessità di cambiare il sistema nei loro programmi elettorali.Se il Pd e la coalizione di centrosinistra chiedono, tra le altre cose, un sistema maggioritario fondato sui collegi uninominali per la Camera, il Pdl ( vedi pagina 7) e i rispettivi alleati (tra cui Lega Nord), propongono qualcosa di più rivoluzionario, cioè l’elezione diretta e popolare del Presidente della Repubblica.
Anche FARE per Fermare il Declino, nelle sue dieci proposte per la crescita, presentate come programma di governo, propone una riforma del sistema elettorale. Nell’approfondimento al decimo punto, FARE propone un modello maggioritario a doppio turno con parlamentari eletti in collegi uninominali.
La riforma della legge elettorale è diventata cruciale anche durante la campagna dell’allora nuovo partito Scelta Civica che, nel punto numero uno del suo programma elettorale, indica che il primo atto della nuova maggioranza sarà “una nuova legge elettorale per restituire ai cittadini la scelta dei propri rappresentanti”. Include, inoltre, il dimezzamento del numero dei parlamentari.
Nella sua “lettera agli italiani“, nella quale illustra i “20 punti per uscire dal buio”, anche Beppe Grillo del M5S sottolinea la necessità di modificare il sistema attuale, indicando, al punto 11, l’intenzione di passare all’elezione diretta dei parlamentari di Camera e Senato, seguendo il modello del movimento stesso.
È quindi difficile dare torto a Laura Boldrini, che, come presidente della Camera, non può che richiamare i partiti a trovare una via d’uscita da un dibattito che ha interessato tutti ma che, sebbene sia sotto i riflettori da molto tempo, non sembra trovare ancora una soluzione: “Vero”.