Marino è in prima linea all’interno dello schieramento di quei sindaci “progressisti” che si battono per la trascrizione, in ambito comunale, di matrimoni tra coppie dello stesso sesso celebrati all’estero. Come un suo compagno di partito (e attuale Presidente del Consiglio), ricorda il ritardo italiano in merito ai diritti civili e al progresso sociale, specialmente se confrontato con gli altri Paesi europei. Peccato, però, che anche qui, come nel caso di Renzi a sua volta, si esageri. Ma partiamo dall’inizio.



La diatriba tra Alfano e i sindaci “trascrittori”



Partì tutto con una circolare emessa dal Ministero dell’Interno il 7 ottobre dell’anno scorso, intitolato “Trascrizione nei registri dello stato civile dei matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati all’estero”. Il documento si rivolgeva ai prefetti e ordinava loro di annullare le trascrizioni dei matrimoni avvenuti in quel momento in città come Bologna e Milano. Le trascrizioni sarebbero proseguite in ogni modo a Roma e a Napoli, in un vero atto di sfida da parte dei sindaci nei confronti del Ministero dell’Interno.



Il 31 ottobre il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, annulla le trascrizioni fatte al Campidoglio pochi giorni prima. Questa era la storia fino al 10 marzo 2015, quando il Tar del Lazio si è espresso sulla faccenda in seguito al ricorso del Comune di Roma. I matrimoni tra persone dello stesso sesso non possono essere celebrati in Italia perché non previsti dalla legge. Allo stesso modo non possono essere trascritti, né le trascrizioni già avvenute possono essere annullate dai prefetti. Se ne devono occupare, semmai, i giudici di un tribunale civile. Insomma, al momento un pasticcio. Finché però non sarà approvata una nuova legge che permetta i matrimoni tra individui dello stesso sesso (già annunciata dal Presidente del Consiglio) la situazione rimarrà così.



Italia “unica” in Europa?



La vicenda ha fatto luce sul vuoto normativo esistente in Italia vis-à-vis con altri Paesi europei. Non solo. Sembra infatti che abbia spronato il mondo della politica a trovarvi una soluzione. Veramente l’Italia si troverebbe ormai sola (e in compagnia della solita Grecia) in tutta Europa a negare il matrimonio alle coppie dello stesso sesso?



Consultiamo l'”indice arcobaleno”, o il “Rainbow Index” dell’Ilga-Europe – la divisione europea dell’associazione internazionale gay e lesbica. In realtà vi sono altri (oltre alla Grecia e all’Italia) Paesi europei che non riconoscono il matrimonio tra coppie dello stesso sesso. All’interno dell’Unione Europea, per esempio, troviamo Paesi come la Croazia, l’Estonia, la Bulgaria, Cipro, la Repubblica Ceca, o il Lussemburgo. Certo, alcuni di questi Paesi non prevedono il matrimonio tra individui omosessuali ma hanno introdotto forme alternative di civil partnership. Tra questi troviamo ad esempio la Repubblica Ceca. L’Italia, invece, è caratterizzata da un’assenza totale di norme che regolino rapporti di unione tra persone dello stesso sesso – come Grecia, Croazia, Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Polonia, Romania, Slovacchia. Insomma, l’Italia si trova, almeno all’interno dell’Unione Europea, ad essere uno di tanti Paesi dove individui dello stesso sesso non godono, attualmente, di diritti di unione – il gruppo è sicuramente più vasto e coinvolge più capitali oltre Roma ed Atene.



“Nì” per Marino.