Due mesi fa, ancora prima dell’inizio della campagna per le elezioni europee, Alessandro Di Battista aveva rilanciato quello che sarebbe diventato uno dei temi chiave del Movimento 5 Stelle nei mesi a venire, ovvero il referendum sull’euro (dibattito poi ripreso anche al di fuori del M5S stesso).
In questo caso Di Battista non parlava però di referendum abrogativo, bensì consultivo. Vediamo qual è la differenza. Come spiega un articolo sul Ricostituente, i referendum consentiti dalla Costituzione sono di tre tipi: abrogativi, consultivi, confermativi. I referendum confermativi sono previsti solo per le revisioni della Costituzione e dunque non di interesse in questo caso. Quanto ai referendum abrogativi, l’art. 75 della Costituzione dispone che “non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali”. La legge n.454 del 1992, con cui l’Italia ha ratificato il Trattato di Maastricht che introduce l’euro, non può pertanto essere sottoposta a referendum abrogativo.
Ma Di Battista si è soffermato sull’ipotesi del referendum consultivo, riportando a galla un precedente che a suo dire consentirebbe una consultazione sull’euro. L’esponente del M5S si riferisce molto probabilmente al referendum consultivo del 1989, quando gli italiani vennero chiamati alle urne per esprimersi sul conferimento di un mandato al Parlamento Europeo per redigere un progetto di Costituzione europea.
In quell’occasione la legge costituzionale n. 2 del 1989, a sua volta risultato di una legge di iniziativa popolare promossa dal Movimento Federalista Europeo, indusse un referendum il cui quesito, l’art. 2 della stessa legge, consentiva agli elettori di esprimersi appunto sull’affidamento al Parlamento Europeo di “redigere un progetto di Costituzione europea da sottoporre direttamente alla ratifica degli organi competenti degli Stati membri della Comunità”.
Non c’è dunque stata alcuna modifica costituzionale che preveda referendum consultivi sull’Europa o tantomeno sull’euro, ma solo una legge costituzionale limitata a un caso specifico (e in ogni caso l’esito ha un effetto solo “consultivo”, come si può immaginare). Se il M5S volesse promuovere un’iniziativa simile, dovrebbe tentare di fare approvare una legge costituzionale per sottoporre la permanenza nell’euro a referendum consultivo (senza dimenticare che le maggioranze richieste in parlamento sono ben più alte per l’approvazione di una legge costituzionale).
Di Battista sembra citare correttamente un precedente in cui un referendum consultivo sull’Europa è stato sottoposto agli elettori. Tuttavia fa anche molta confusione: la “modifica costituzionale” a cui fa riferimento altro non era che una legge costituzionale per consentire un quesito referendario particolare, ma da qui non discende la possibilità di invocare un referendum consultivo sull’euro in qualunque momento, e non è quindi previsto un bel niente.
Il tema è estremamente delicato, e per questo riteniamo che un esponente politico debba essere il più cauto possibile a riguardo, evitando di diffondere disinformazione e di illudere i cittadini di circostanze che non possono avvenire, per faciloneria o addirittura per malizia acchiappa-voti: “Pinocchio andante”.