Dopo le parlamentarie di Grillo e le primarie del centrosinistra per il candidato premier, ecco che spuntano le primarie per i parlamentari targate Pd, che si terranno il 29 o il 30 dicembre, giusto in tempo per la chiusura di questo politicamente vivace 2012.
Il sistema messo in piedi dal partito di Bersani prevede che possano candidarsi “gli/le iscritti/e al Pd e i/le cittadini/e che si dichiarino elettori/ici del Pd, che abbiano i requisiti richiesti dalla legge e dal Codice etico del Pd e che sottoscrivano gli impegni in esso previsti”. Al contrario non possono presentare la propria candidatura coloro che:
” a) si trovino nelle condizioni di cui all’art. 5 del Codice etico oppure non risultino in regola con le norme che prevedono il dovere degli eletti di contribuire al finanziamento del partito, come da art. 22 comma 2 dello Statuto del Pd;
b)I parlamentari europei, i sindaci dei Comuni superiori ai 5.000 abitanti, i presidenti dei municipi/circoscrizioni delle città metropolitane eletti direttamente, i presidenti di Provincia e di Regione, gli assessori e i consiglieri regionali in carica, in enti in cui non sia già stato disposto lo scioglimento, non sono candidabili, salvo deroghe motivate, richieste al Comitato nazionale elettorale entro il 19 dicembre, che si pronuncia sull’accoglimento o meno, d’intesa con i Segretari regionali, entro le 24 ore successive;
c) non abbiano avuto deroga dalla direzione nazionale, come previsto all’art. 21 commi 8 e 9 dello Statuto, avendo superato quindici anni di mandato parlamentare, come da comma 3 art.21 dello Statuto;
d) i membri delle commissioni di garanzia.”
Le deroghe di cui al punto c) sono quelle citate dal Segretario nella sua recente dichiarazione e riguardano, quindi, gli appartenenti al partito già in carica da almeno tre mandati. Nello Statuto del Pd, all’art 21, comma 3 si legge infatti che “Non è ricandidabile da parte del Partito Democratico per la carica di componente del parlamento nazionale ed europeo chi ha ricoperto detta carica per la durata di tre mandati” (tre mandati “interi”, ovvero 15 anni di attività, come si deduce dalla sopracitata lettera c) del’articolo 3 del regolamento primarie).
Tuttavia, secondo i commi 8 e 9, è possibile disporre “eventuali deroghe […] deliberate dalla direzione nazionale con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei suoi componenti, su proposta motivata dell’Assemblea del livello territoriale corrispondente all’organo istituzionale per il quale la deroga viene richiesta […]”. Si legge inoltre che “[…] La deroga può essere concessa, su richiesta esclusiva degli interessati, per un numero di casi non superiore, nella stessa elezione, al 10% degli eletti del Partito Democratico nella corrispondente tornata elettorale precedente”.
Traducendo il tutto in termini più concreti, si tratta del caso di alcuni parlamentari del Pd (35 secondo il conteggio del Sole 24ore) che potevano ricandidarsi solamente su richiesta di deroga alla direzione generale e previa accettazione della stessa. Di questi, solo dieci hanno realmente fatto domanda durante l’ultima riunione della direzione tenutasi ieri, ovvero: Mauro Agostini, Rosy Bindi, Gianclaudio Bressa, Anna Finocchiaro, Giuseppe Fioroni, Maria Pia Garavaglia, Giuseppe Lumia, Franco Marini, Cesare Marini e Giorgio Merlo (fonte: Il Post, Corriere.it – documenti ufficiali sul sito del Pd non sono ancora presenti).
Se si rapporta questo numero (dieci) al totale “degli eletti del Partito Democratico nella corrispondente tornata elettorale precedente” (elezioni nazionali 2008), ovvero 335 (Senato: 116 circoscrizioni nazionali + 2 esteri – Camera: 211 circoscrizioni nazionali + 6 esteri) si ottiene una percentuale del 2.98, il “neanche 3%” citato dal neo-candidato Presidente del Consiglio Bersani. “Vero” per lui, quindi!