Il sindaco di Roma riprende un argomento già trattato diverse volte, senza però mai raggiungere risultati concreti. Quanto detto da Marino ricorda infatti una dichiarazione già rilasciata dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, il quale riteneva che l’Italia fosse l’unico Paese “occidentale” a non riconoscere le unioni civili.



Marino è un po’ più preciso nella specificazione geografica, concentrandosi sui 28 Stati membri dell’Unione Europea, ma commette un errore simile a quello del Presidente del Consiglio.



Basta infatti consultare l”Indice Arcobaleno” o il Rainbow Index dell’Ilga-Europe – la divisione europea dell’associazione internazionale gay e lesbica (per accedere all’indice è necessario aprire la tabella “Rainbow Index 2014” e consultare le prime tre colonne della sezione “Family”) – per scoprire che l’Italia e la Grecia non sono, neanche “praticamente”, gli unici a non riconoscere le unioni civili. I Paesi che accompagnano Italia e Grecia in questo “primato” sono nove: Bulgaria, Croazia (che ha però approvato una legge sulle unioni civili pochi giorni dopo la dichiarazione di Marino) Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia.



Vale la pena mettere in risalto, però, che proprio la Grecia era stata protagonista di un caso presentato alla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo, Valliantos e altri contro Grecia. La sentenza stabilì che, nei casi in cui uno Stato introduca una legge che riconosce effetti giuridici alle unioni civili registrate, questa non può limitarne l’applicazione alle sole coppie eterosessuali.



Non possiamo quindi negare a Marino che Italia e Grecia non riconoscano le unioni civili. E’ però sbagliato affermare che questi due sono gli unici due Paesi nel gruppo dei 28 che compongono l’Unione Europea. Invitiamo il sindaco di Roma a rivedere i suoi dati, e nel frattempo gli assegniamo un “Nì”.