Il 18 settembre 2019 il ministro dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare Sergio Costa ha scritto sul proprio profilo Twitter che il 79 per cento del territorio italiano è «a forte #rischio idrogeologico».
Abbiamo verificato.
Di che cosa stiamo parlando
L’espressione «rischio idrogeologico» è un concetto piuttosto ampio che comprende al suo interno tutta una serie di fenomeni legati principalmente all’erosione esercitata dall’acqua sulle superfici.
Tra i fenomeni che rientrano in questa categoria e alterano la realtà geomorfologica dei territori ci sono, ad esempio, le frane, le alluvioni, l’arretramento dei litorali, le valanghe.
Che cosa dice l’Ispra
L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) – un ente pubblico di ricerca sottoposto alla vigilanza del Ministero dell’Ambiente – ha pubblicato, a giugno 2018, un approfondimento sul tema del dissesto idrogeologico in Italia. Lo studio indica i diversi stadi di gravità per il fenomeno: si parte da un’area di attenzione AA (meno grave) fino allo stadio più elevato P4 (il più grave).
Secondo i dati Ispra, il 16,6 per cento del territorio nazionale è classificato con il più alto grado di pericolosità. Sono 1,28 milioni gli abitanti in territori a potenziale rischio frane e più di 6 milioni coloro che risiedono in territori a rischio alluvioni.
Guardando ai diversi comuni, sono 7.275 i comuni (91 per cento del totale) «interessati da aree a pericolosità da frana elevata P3 e molto elevata P4 e/o pericolosità idraulica media».
Ispra specifica che nel calcolo dei comuni a rischio si prende in esame solo la «superficie di territorio interessata da aree a pericolosità»: non è detto insomma che l’intero territorio di un comune sia soggetto ad alti livelli di pericolosità per frane o alluvioni.
Ma a quanta superficie del territorio italiano corrispondono questi numeri?
Frane e pericolosità idraulica
Partiamo dalle frane. Sempre secondo i dati Ispra, il rischio complessivo relativo alle frane interessa in Italia poco meno di 60 mila chilometri quadrati, pari al 19,9 per cento del territorio nazionale italiano.
Prendendo poi in considerazione soltanto i livelli P3 e P4, quindi quelli che identificano il maggior pericolo, la superficie potenzialmente interessata da frase è di circa 25 mila chilometri quadrati, circa l’8,5 per cento del territorio nazionale.
Guardando alle singole regioni vi è una forte diversificazione del pericolo. La Valle d’Aosta ha un’area a pericolosità di frana del 94,9 per cento sul totale del territorio regionale, mentre il Veneto del 2,3 per cento.
Passiamo ora al rischio idraulico.
In questo caso il pericolo è stato classificato su una scala a tre livelli: basso (P1), medio (P2) ed elevato (P3). In totale, circa 70 mila chilometri quadrati (il 23,4 per cento del territorio nazionale italiano) sono a rischio idraulico. Quasi la metà – 10,9 per cento – è al grado P1, cioè lo scenario a minore pericolosità.
Si tratta anche in questo caso di numeri molto variabili all’interno del territorio nazionale con valori diversi da regione a regione. Spiccano, ad esempio, per gravità l’Emilia-Romagna, la Toscana e la Lombardia.
Forse Costa voleva dire…
Non abbiamo trovato in nessun documento ufficiale un dato che si avvicini a quello riportato dal ministro Sergio Costa. Abbiamo contattato il Ministero dell’Ambiente per avere chiarimenti a riguardo.
In attesa di ricevere una risposta, possiamo però ipotizzare che Costa volesse fare riferimento alla superficie di territorio italiano il cui suolo è montano o collinare. Secondo i dati Istat relativi al 2014, «l’Italia è orograficamente caratterizzata da un territorio che si compone di collina per il 41,6 per cento, di montagna per il 35,2 per cento e di pianura per il 23,2 per cento».
Dunque, in totale i territori montani o collinari sono pari a circa il 77 per cento della superficie del nostro Paese e in queste aree – vista la loro composizione naturale – il rischio di dissesto idrogeologico è maggiore.
Il verdetto
Sergio Costa ha dichiarato che in Italia il 79 per cento del territorio è a forte rischio idrogeologico.
Guardando alla superficie totale del nostro Paese, emerge – come osservato dall’Ispra – che il 16,6 per cento del territorio nazionale è classificato con il più alto grado di pericolosità per frane o alluvioni. Nello specifico il pericolo di frana in tutti i suoi gradi di pericolosità interessa il 19,9 per cento del nostro Paese, mentre il rischio idraulico tocca il 23,4 per cento.
Dunque, se anche il rischio è elevato e può potenzialmente coinvolgere un alto numero di comuni, la dichiarazione di Costa non trova riscontro preciso. Costa merita un «Pinocchio andante».
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7 dicembre 2024
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