Il Mare Nostrum dei Romani al centro delle preoccupazioni del ministro della Difesa Mario Mauro. L’instabilità politica nel Mediterraneo, secondo Mauro, rischia di avere ripercussioni sui traffici commerciali. Ma è vero che il piccolo Mare Nostrum – appena l’un percento della superficie d’acqua mondiale – pesa per un quinto dei traffici marini del mondo?



Le stime oscillano ma sembra che il ministro ci vada vicino. Secondo il consorzio Jerico, finanziato dall’Unione Europea, il Mediterraneo copre meno dell’un percento della superficie d’acqua mondiale. Molte altre organizzazioni ambientaliste citano la cifra dello 0,7%. Quanto al volume dei traffici, lo stesso consorzio Jerico sostiene che il Mare Nostrum pesa per il 20% dei traffici marittimi di navi cisterna, evidenziando il rischio di perdite di petrolio. Anche l’Istituto Internazionale per l’Ambiente dell’Università di Malta (slide 12) sottolinea che il il 20% del trasporto mondiale di petrolio lo attraversa. Il medesimo istituto afferma, invece, che il Mediterraneo totalizza un terzo dei traffici mercantili globali, numero che viene ribadito in una presentazione della Port & Shipping Tech e del Cieli (slide 5), secondo cui il 30% del traffico marittimo mondiale passa per lo stretto di Gibilterra.



Secondo la Iucn (International Union for Conservation of Nature), inoltre, il Mediterraneo è tra i mari più trafficati del mondo, raggiungendo il 15% del volume di attracchi a porti di scalo. Nel 2006, 13.000 navi hanno compiuto 252.000 scali a porti dislocati attorno al Mare Nostrum.



Insomma, sembra che Mauro, nonostante voglia enfatizzare l’importanza del Mediterraneo sul traffico mondiale di merci, ne sottostimi in realtà i volumi, almeno secondo gli studi citati. “C’eri Quasi”.