De Magistris torna su Pagella Politica con un primato della sua amministrazione napoletana relativamente alla gestione dell’acqua. L’occasione ci è gradita per ricordare gli esiti dei referendum abrogativi del 12 e 13 giugno 2011, nella fattispecie i quesiti 1 e 2, attraverso cui è stato chiesto ai cittadini italiani di esprimersi su due aspetti rilevanti per le modalità di gestione dell’acqua. Il primo quesito riguardava l’abolizione della norma sull’affidamento dei servizi pubblici locali a soggetti scelti tramite gara, consentendo, quindi, la gestione in house (cioè direttamente dall’ente pubblico locale e non da società esterne); il secondo consisteva in una revisione parziale della legge sulla gestione privatizzata, nella parte in cui si prevede una modulazione delle tariffe per garantire un ritorno economico a chi avesse fatto investimenti in tale settore. Con un’affluenza di circa il 57% e percentuale di “Sì” attorno al 95% in entrambi i quesiti, i cittadini hanno scelto di ritornare ad una gestione dell’acqua “pubblica” a tutti gli effetti. 


Nonostante i tentavi di alcuni governi – in particolare con l’articolo 4 della legge 138 promulgato dal governo Berlusconi e successivamente modificato anche dal governo Monti (poi bloccato dalla Corte Costituzionale) – di aggirare il risultato del referendum, i Comuni hanno cominciato ad adeguarsi alla volontà dei cittadini. Prima fra tutte Napoli, dove nell’ottobre del 2011 l’amministrazione comunale guidata da Luigi De Magistris fondava la “Acqua Bene Comune Napoli”, un ente di diritto pubblico per la gestione delle risorse idriche.


Un bel “Vero” per il sindaco!


 


(Si ringrazia Agostino Guida per questa analisi)