Grillo attacca “Capitan Findus” Letta che a suo dire non si occupa dei problemi veri del Paese, come gli stipendi bassi, l’alta tassazione del lavoro e la scarsa competitività. Ma i suoi dati saranno corretti? Scopriamolo subito.



Gli stipendi sono innegabilmente più bassi in Italia che in Belgio e Germania, anche se le percentuali citate da Grillo non trovano riscontro nei dati. Infatti lo stipendio medio orario in Italia era pari a 11,87 euro contro i 15,39 euro in Germania e i 16,42 euro in Belgio (nel 2010, ultimo anno disponibile). La differenza sarebbe, quindi, del -27,7% in confronto al Belgio e del -22,9% rispetto alla Germania.

Simile la situazione se si guarda il salario annuo lordo. L’Eurostat ci informa che – sempre nel 2010, l’ultimo anno per cui i dati di tutti e tre i Paesi sono disponibili – un italiano in media guadagnava 28.230 euro a fronte dei 41.723 e 43.423 euro intascati rispettivamente da belgi e tedeschi. In questo caso il differenziale è -32,4% e 35,0%.



Come logica conseguenza di quanto visto sopra, anche lo stipendio medio netto per ogni categoria di lavoratore e nucleo familiare censito da Eurostat è molto più basso in Italia che non nei due Paesi che Grillo usa come termini di confronti.

Insomma, le percentuali non sono proprio quelle citate da Grillo ma è vero che in entrambi i Paesi i salari sono più alti che nello stivale.



OECD



Passiamo ora alle tasse sul lavoro. Qui in realtà i dati non sembrano dar ragione al leader pentastellato. Se guardiamo i dati sul cuneo fiscale nei Paesi Ue, sia il Belgio (50,5%) che la Germania (45,6%) hanno una differenza tra il costo del lavoro e lo stipendio ricevuto maggiore di quello dell’Italia. Grillo parla però di “tasse sul lavoro”, mentre il cuneo fiscale include, oltre alle tasse, anche i contributi previdenziali di dipendente e datore di lavoro. Scorporando il cuneo fiscale come fa l’Ocse (vedi grafico a destra), possiamo vedere che la situazione della tassazione sul reddito da lavoro non cambia granché. Infatti, secondo l’Ocse, nel 2012 in Belgio l’imposta sul reddito da lavoro gravava per circa il 22% del costo del lavoro totale di un dipendente single senza bambini, a fronte del 16,1% in Italia e del 16,0% in Germania.

Anche uno studio sulla pressione fiscale sul lavoratore medio nell’Ue, pubblicato dall’Institut Economique Molinari in associazione con Ernst & Young, sembra confermare che la dichiarazione di Grillo – le tasse sul lavoro sono molto più basse in Belgio e Germania che in Italia – sia sbagliata. A pagina 17 dello studio, si legge che nel 2013 le tasse sul reddito gravano per circa 8.492 euro su uno stipendio medio tedesco di 52.440 euro (16,2%), per 12.338 euro su quello belga pari a 58.235 euro (21,3%) e di 6.871 euro sullo stipendio italiano medio di 37.699 euro (18,2%). Se le tasse sul lavoro sono effettivamente più alte in Italia che in Germania, la differenza non è quel 30% citato da Grillo. Resta il fatto che, a stipendi marcatamente più bassi, il lavoratore italiano medio vede volatilizzarsi in tasse sul reddito una quota maggiore del suo stipendio rispetto a quello tedesco.



Nell’ultima parte della dichiarazione Grillo parla della competitività del Paese, citando la classifica della competitività dei Paesi stilata dal 1989 dal World Competitiveness Center. Quest’anno l’Italia si è collocata alla 44esima posizione, dietro a Perù e Russia; ma né il Panama né il Bahrain sono monitorati dal Wcc. Il disguido è presto risolto, però, poiché un’altra molto nota classifica della competitività, lo Global Competitiveness Index (stilato dal World Economic Forum) ci vede effettivamente nel 2013 al 42esimo posto dopo Panama (40) e Bahrain (35). Qui Grillo si confonde, ma non è un errore particolarmente grave poiché il messaggio rimane corretto.



Per tirare le somme: è vero che gli stipendi in Italia sono mediamente più bassi di quelli tedeschi e belgi, e che le tasse sul lavoro sono più alte che in Germania; in entrambi i casi, però, i numeri non sono quelli che cita Grillo. E’ inoltre vero che l’Italia è 42esima in un classifica della competitività dietro a Panama e Bahrain ma anche in questo caso non nella classifica citata da Grillo. Tante imprecisioni condiscono un messaggio sostanzialmente corretto: “C’eri quasi”!